Borse in discesa per la ‘guerra dei dazi’ fra Pechino e Washington
Aprono in negativo Hong Kong, Shanghai e Shenzhen. Trump firma un memo per applicare dazi del valore di 60 miliardi di dollari. Pechino impone dazi su 120 tipi di prodotti Usa importati per 977 miliardi e minaccia ulteriori tariffe per altri 2 miliardi. La questione delle proprietà intellettuali. La Cina “non ha paura di una guerra commerciale”.
Hong Kong (AsiaNews) - Le borse di Hong Kong, Shanghai e Shenzen hanno aperto in ribasso dopo che le due più grandi economie mondiali hanno deciso di lanciare i primi colpi di una possibile guerra commerciale.
Hong Kong ha aperto con un meno 3,7%; Shanghai a meno 3,27 e Shenzhen a meno 3,62. Anche New York, ieri sera, dopo l’annuncio dei nuovi dazi contro la Cina, ha chiuso a meno 2,8.
Ieri pomeriggio il presidente Usa Donald Trump ha firmato un memo per imporre dazi a importazioni cinesi per un valore di 60 miliardi di dollari.
Più tardi, la Cina ha annunciato l’imposizione del 15% di dazi su 120 tipi di prodotti importati dagli Usa, del valore di 977 miliardi di dollari. Vi è pure la minaccia che altri dazi, al 25% siano imposti su altre otto categorie di prodotti Usa importati, quali carne di maiale e alluminio riciclato, del valore di 2 miliardi di dollari.
Trump aveva promesso azioni commerciali contro la Cina fin dalla sua campagna elettorale. Anche ieri, alla firma del memo, egli ha spiegato che gli Usa soffrono di un deficit commerciale con la Cina per 375 miliardi all’anno. Ciò è dovuto alla sovrapproduzione cinese (dumping), ma anche al sostegno che Pechino dà alle esportazioni, facilitando il loro basso costo e l’imporsi sui mercati internazionali. Per questo, già lo scorso gennaio, l’amministrazione Usa aveva imposto dazi su acciaio, alluminio e sui pannelli solari importati dalla Cina.
La decisione di ieri è però motivata da un altro fatto. Grazie a un’inchiesta eseguita lo scorso agosto da Robert Lighthizer, rappresentante del Commercio Usa, diverse compagnie Usa accusano Pechino di obbligarle a entrare in joint-ventures e trasferire tecnologia e segreti commerciali ai loro partner cinesi. Le compagnie Usa affermano che ad esse non viene data la stessa libertà delle compagnie cinesi nel difendere le proprietà intellettuali.
Secondo Trump, i dazi imposti ieri sarebbero pari alle perdite che derivano alle industrie americane dal furto delle loro proprietà intellettuali. L’inchiesta sembra aver dimostrato anche i tentativi della Cina di investire in modo massiccio in industrie Usa di carattere strategico e di condurre e sostenere attacchi hacker.
Per questo, gli Usa stanno anche tentando di limitare gli investimenti cinesi e porteranno le loro lamentele sulla violazione delle proprietà intellettuali all’Organizzazione mondiale del commercio. Lighthizer ha dichiarato che la protezione della tecnologia Usa è molto importante per il futuro economico del Paese.
Per evitare una guerra commerciale, Xi Jinping aveva inviato nelle scorse settimane due membri del Politburo, Yang Jiechi e Liu He, per assicurare che la Cina è desiderosa di aprire il suo mercato sempre di più.
Anche il premier Li Keqiang, a conclusione dell’Assemblea nazionale del popolo, aveva messo in guardia da un conflitto commerciale, che non avrebbe “nessun vincitore”, invitando gli Usa a non agire in modo “emozionale”.
Oggi, Il ministero del commercio a Pechino, ha dichiarato che la decisione di Trump “crea un bruttissimo precedente” e che la Cina è preparata in pieno a difendere i suoi interessi. “la Cina – si ribadisce – non vuole una guerra commerciale, ma non ha paura di una guerra commerciale”.