Beirut, governo e crisi economica nell’incontro fra il patriarca Raï e Hariri
Il porporato ha invitato a cena il premier incaricato per rilanciare il dialogo istituzionale. La richiesta di una nuova squadra di ministri e di consultazioni fra le parti in uno spirito di “unità e sincerità”. Ma resta la frattura fra Hariri e il presidente Aoun. La Festa dell’annunciazione è l'occasione per rinsaldare il dialogo fra cristiani e musulmani.
Beirut (AsiaNews) - Il card. Beshara Raï ha accolto ieri sera, nella sede patriarcale di Bkerké, il primo ministro incaricato Saad Hariri, nel tentativo di sbloccare una impasse politica e istituzionale che paralizza da tempo la politica libanese e rischia di far naufragare il Paese. Al centro dei colloqui la controversa formazione del nuovo esecutivo, che ha aperto un ulteriore fronte di scontro fra il premier (esponente dell’ala sunnita e vicino a Riyadh) e il presidente cristiano maronita Michel Aoun, legato a Hezbollah, fazione sciita che fa riferimento a Teheran.
Hariri era accompagnato dall’ex ministro Ghattas Khoury. Ad accoglierlo, oltre al porporato vi era anche l’ex ministro Sajaan Azzi, in una sorta di vertice allargato. A conclusione dell’incontro il premier incaricato ha spiegato di aver “accolto l’invito a cena del patriarca” durante la quale “abbiamo discusso quanto sta accadendo attorno alla formazione del nuovo esecutivo”. “Incontrare sua beatitudine - ha aggiunto Hariri - ha grande importanza per me, perché mi preme il suo punto di vista, soprattutto in questi giorni difficili”. Il porporato ha rinnovato l’invito, già lanciato a più riprese in passato, a sbloccare e trattative per la formazione di un governo “di cui il Paese ha estremo bisogno, in un momento di crisi economica che ha spinto molti libanesi alla povertà”.
Ieri in occasione della Festa dell’annunciazione, ricorrenza nazionale dal 2010 che unisce cristiani e musulmani, e nel 10° anniversario dalla nomina a patriarca, il card. Raï ha rilanciato l’appello ad Aoun e Hariri perché riprendano le trattative. Un richiamo condiviso dall’ambasciatrice Usa Dorothy Shea, che nell’incontro di ieri con il presidente libanese ha sottolineato “l’urgenza” di un esecutivo stabile, frutto di un “compromesso fra le forze politiche che, a oggi, bloccano questo processo”.
Tornando all’incontro fra Hariri e il patriarca maronita, quest’ultimo ha chiesto al premier incaricato di sottoporre al presidente della Repubblica una nuova squadra di governo e rilanciato la richiesta di consultazione fra le parti in uno spirito di “unità e sincerità”. L’obiettivo è arrivare a nomi condivisi e una distribuzione equa dei portafogli “rispettando la Costituzione e il Patto nazionale del 1943”.
Nel pomeriggio di ieri il card. Raï aveva presieduto la solenne celebrazione eucaristica per la Festa dell’annunciazione. Durante l’omelia il porporato, come spesso fa in occasione delle messe, era tornato sulla crisi politica e istituzionale rinnovando l’appello alla “neutralità attiva”, per mantenere il Paese dei cedri lontano dalle tensioni regionali e allo svolgimento di una conferenza internazionale sul Libano sotto l’egida delle Nazioni Unite. “La crisi politica e le sue ripercussioni economiche e sociali - ha detto - si aggravano sempre più. Non avremmo mai immaginato che il Libano, il faro d’Oriente, avrebbe conosciuto un tale livello di declino” e che sarebbero state “delegittimate” tutte le “decisioni e prerogative del potere”.
Il porporato, che fa dell’elemento della neutralità il suo cavallo di battaglia, chiede con rinnovata insistenza - pur senza esplicitarlo - il disarmo del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah e lo svolgimento della conferenza internazionale Onu. “Il Libano come Stato civile - ha concluso il porporato - è per tutti, cristiani e i musulmani. La sua conservazione è una responsabilità collettiva a cui partecipano tutte le componenti libanesi, segno della nostra assoluta convinzione nell’unità, identità e nel ruolo del Libano in Oriente e nel mondo”.
01/06/2021 11:07