23/03/2016, 11.45
BANGLADESH
Invia ad un amico

Bangladesh, islamisti minacciano violenze se la Corte suprema cancellerà l’islam come religione di Stato

di Sumon Corraya

Il gruppo Hifazat-e Islam Bangladesh ha indetto uno sciopero di massa per venerdì 25 marzo. L’avvertimento: “Milioni di musulmani usciranno dalle moschee e puniranno i giudici”. Cattolici e indù bollano come “immorali” le minacce del gruppo.

Dhaka (AsiaNews) – Il gruppo fondamentalista islamico Hifazat-e Islam Bangladesh ha minacciato ritorsioni e uno sciopero generale se la Corte suprema prenderà in seria considerazione la possibilità di eliminare l’islam come religione di Stato. I giudici sono impegnati in audizioni pubbliche per decidere se abolire l’ottavo emendamento della Costituzione, che legittima la fede islamica a livello costituzionale. Con una nota ufficiale del gruppo, il segretario organizzativo Azizul Haque Islamabadi ha dichiarato: “In Bangladesh il 92% della popolazione è musulmana. Se qualcuno cancellerà la nostra religione dalla Costituzione, faremo opposizione. Se il governo e la Corte suprema proseguiranno nell’iniziativa, offenderanno il nostro sentimento religioso. Faremo una protesta di massa e le persone subiranno tragiche conseguenze”.

I leader del movimento islamico si sono riuniti a Chittagong, e in conferenza stampa hanno espresso la loro contrarietà all’iniziativa del massimo organo giudiziario del Paese, su richiesta di attivisti, scrittori ed educatori. Essi sottolineano il fatto che nella prima carta fondamentale approvata nel 1971 l’elemento confessionale fosse assente, mentre è stato inserito solo in seguito nel 1988, attraverso l’ottavo emendamento.

I fondamentalisti hanno invitato i musulmani ad unirsi ad uno sciopero di massa il prossimo venerdì 25 marzo. Il segretario ha detto: “Se ci uniremo nella protesta, il governo ne sarà responsabile”. Poi ha tratteggiato uno scenario inquietante: “Milioni di musulmani usciranno dalle moschee contro la Corte suprema e puniranno coloro che lavorano per abolire l’islam come religione di Stato”.

Il gruppo Hifazat-e Islam Bangladesh è nato nel 2010 per contestare la politica di istruzione laica varata dal governo. Azizul Haque Islamabadi ha avvertito: “Ci atteniamo al giudizio della Corte, ma speriamo che non venga presa alcuna decisione che forzerà i fedeli a uscire in strada e provocare il caos nel Paese”.

Alcune personalità religiose hanno dichiarato ad AsiaNews che l’avvertimento degli estremisti è “spiacevole”. Uno di loro, indù, ha detto: “Essi sono ciechi, pensano solo a se stessi. Non rispettano la Corte suprema e vogliono uno Stato di militanti”.

Rosaline Costa, attivista cattolica, commenta: “Le loro richieste sono immorali. Il partito non ha alcuna base legale o riconoscimento da parte dello Stato. Da quando ha fatto la sua prima apparizione pubblica nel 2013, ha suscitato molte controversie perché gli estremisti si battono contro il progresso della nazione, lo sviluppo e l’emancipazione delle donne”.

L’attivista evidenzia inoltre che la prima versione costituzionale firmata nel 1971 si basava “su quattro pilastri. Uno di questi era la laicità dello Stato. L’ottavo emendamento invece è stato approvato sotto il governo dittatoriale dei militari [guidato dal gen. Hussain Muhammad Ershad, ndr], ma non è mai stato accettato dalla popolazione. Perciò la questione della legittimità o meno di questo emendamento va risolta. Le istituzioni devono andare avanti nel loro lavoro”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Bangladesh, la Corte suprema discute per eliminare l’islam come religione ufficiale
08/03/2016 11:24
Poso, violenze anticristiane: estremisti incendiano una chiesa protestante
23/10/2012
Maldive, stato d’emergenza: arrestati due giudici della Corte suprema
06/02/2018 08:56
La Bhutto agli arresti domiciliari, “per la sua sicurezza”
09/11/2007
Bush chiede a Musharraf elezioni libere, fine dello stato di emergenza
08/11/2007


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”