26/06/2024, 14.58
THAILANDIA
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Bangkok vara il nuovo Senato, non più nominato dai militari

di Steve Suwannarat

I delegati distrettuali e provinciali hanno votato oggi nella capitale thailandese. Ma il futuro del governo è incerto a causa delle denunce (da parte dei senatori uscenti) contro il primo ministro Srettha Thavisin. Mentre l'ex premier Thaksin Shinawatra, rinviato a giudizio per lesa maestà, resta un punto di riferimento per il partito al governo. 

Bangkok (AsiaNews) – A Bangkok, i delegati scelti a livello di distretti e province hanno oggi votato per designare i membri del Senato, secondo una nuova legge che ha sostituito la nomina dei membri da parte dei militari con un complesso meccanismo elettorale.

Quella odierna è stata la terza e decisiva tornata di un percorso iniziato il 9 giugno con il voto distrettuale e proseguito con quello provinciale, dopo che 20 gruppi professionali avevano presentato 2.989 candidati per i 200 seggi del nuovo Senato. La formazione del precedente, scaduto a maggio, era stata decisa dalle forze armate che avevano preso il potere con un golpe a maggio 2014. Nel 2019 l’esercito si era dato una veste politica in previsione del voto per l’Assemblea nazionale e la nuova elezione, appunto, del Senato.

Comunque, anche questa volta la Camera alta avrà caratteristiche peculiari. Il Senato consente o nega la promozione delle riforme, ma dopo le elezioni dello scorso anno aveva impedito ai riformisti di prendere il potere.

Finora ci sono state molte segnalazioni di ingerenze durante le fasi del voto delle scorse settimane ed è stato altresì sottolineato come con ogni probabilità le grandi famiglie che nel Paese detengono il potere economico (e da sempre sono in grado di influenzare politica e società), avranno una presenza consistente in Senato. La novità, almeno per la tormentata storia recente, è che entrambe le Camere del Parlamento non saranno controllate dai militari né vedranno la capillare presenza di uomini provenienti dalle forze armate, anche se nell’Assemblea nazionale il partito filo-militare Palang Pracharath fa parte della maggioranza di governo guidata dal nemico storico Pheu Thai.

Come alcuni hanno già anticipato, dopo l’elezione del Senato potrebbe essere possibile una resa dei conti all’interno della maggioranza, come parte del tentativo di emarginare ulteriormente i militari dalla vita pubblica.

Altra incognita sono le decisioni dei giudici attese a luglio: una riguardo la denuncia - avanzata da senatori uscenti - di possibili abusi d’ufficio da parte dell’attuale premier Srettha Thavisin, esponente del Pheu Thai; l’altra sullo scioglimento del Future Forward, partito vincitore alle elezioni del maggio 2023 ma poi escluso dal potere. L’attuale maggioranza parlamentare è nata da un accordo strategico contrario alla volontà popolare e ora rischia di traballare - se non addirittura di crollare – anche per le mosse dell’ex premier Thaksin Shinawatra. Rientrato dall’esilio volontario quasi un anno fa, brevemente incarcerato, poi rilasciato e ora rinviato a giudizio per lesa maestà, resta il principale riferimento del Pheu Thai, che al momento è guidato dalla figlia, Paetongtarn.

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