11/02/2019, 15.11
BAHRAIN - THAILANDIA
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Bangkok libera il calciatore dissidente del Bahrain in carcere da mesi

Manama ha ritirato la richiesta di espatrio di Hakeem al-Araibi, cui l’Australia ha concesso in passato lo status di rifugiato. Canberra ringrazia le autorità thai, ma per i festeggiamenti aspetta il ritorno a casa del giovane. Attivisti del Bahrain in esilio: “Grande vittoria per il movimento dei diritti umani”.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità thai hanno scarcerato il calciatore dissidente del Bahrain Hakeem al-Araibi, arrestato il 27 novembre scorso all’aeroporto internazionale di Bangkok - una vicenda simile a quella della giovane saudita Rahaf - dov’era giunto in viaggio di nozze. Dietro la decisione di liberare lo sportivo, da anni in Australia dove aveva ricevuto lo status di rifugiato, il ritro della richiesta di estradizione da parte del governo di Manama in seguito alle crescenti pressioni - sportive e diplomatiche - internazionali.

L’ufficio del procuratore generale thai (Oag) ha chiesto al tribunale di archiviare il procedimento a carico del giocatore, perché il Bahrain non è più interessato all’estradizione. Il giovane dovrebbe lasciare il Paese entro fine giornata. Nel fine settimana il ministro thai degli Esteri si è recato in visita ufficiale a Manama e, seppur non vi sono conferme ufficiali, è probabile che la vicenda di Al-Araibi sia stato uno dei temi di discussione.

Nelle scorse settimane per la sua liberazione si sono spesi i massimi organismi del calcio mondiale, fra cui la Fifa, e il Cio (Comitato olimpico internazionale). A questi si sono aggiunti diversi governo fra cui l’Australia, e calciatori di primissimo piano fra cui Didier Drogba e il collega britannico Jamie Vardy, oltre al difensore italiano Giorgio Chiellini.

Al-Araibi, 25 anni, è fuggito in Australia nel 2014, dove tre anni più tardi ha ottenuto asilo politico. Egli gioca per il Pascoe Vale di Melbourne. Sempre nel 2014 il giovane è stato condannato in contumacia a 10 anni di prigione per atti vandalici contro una stazione di polizia. Accuse che il calciatore ha sempre respinto al mittente, giudicandole motivate a livello politico. Attivisti e ong internazionali hanno lanciato numerosi appelli per la sua liberazione, sottolineando che in caso di rimpatrio avrebbe subito violenze e torture.

Il Primo Ministro australiano Scott Morrison ha ringraziato le autorità di Bangkok per aver “ascoltato le nostre istanze”, anche se dice di aspettare il suo “ritorno a casa” prima di festeggiare. Di “grande vittoria per il movimento dei diritti umani” in Bahrain, Australia e Thailandia parla Sayed Ahmed Alwadaei, dell’ong con base a Londra Bahrain Institute for Rights and Democracy. “La vicenda drammatica di Hakeem - aggiunge - si è conclusa dopo 70 giorni grazie al sostengo pubblico e al movimento di solidarietà” che si è formato attorno al calciatore.

Il Bahrain è una monarchia del Golfo retta da una dinastia sunnita in un Paese in cui la maggioranza della popolazione (almeno il 60-70%) è sciita e da tempo chiede cambiamenti costituzionali e diritti sociali ed economici. Nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, vi sono state sommosse che il re - alleato di Washington e sostenuto da Riyadh - ha sconfitto con truppe inviate dall’Arabia Saudita.

Negli ultimi anni le autorità hanno arrestato e condannato attivisti e leader religiosi sciiti e sospeso le attività di Al-Wefaq, principale gruppo sciita di opposizione. L’accusa è di “terrorismo, estremismo e violenza” oltre che legami con una potenza straniera (leggi Iran). In questo contesto, a fine gennaio la Corte suprema - massimo organismo giudicante - ha confermato con sentenza definitiva la condanna all’ergastolo per il leader dell’opposizione sciita Sheikh Ali Salman.

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