Bangkok, rimpatriati con la forza in Cina più di 90 uighuri
Bangkok (AsiaNews) - Più di 90 persone di etnia uighura, tra cui diverse donne e bambini, sono stati rimpatriati in Cina con la forza. Sono accusati di essere entrati in maniera illegale in Thailandia, dopo essere scappati dalle persecuzioni attuate da Pechino nella regione nord-occidentale dello Xinjiang. Lo riferisce il World Uyghur Congress (Wuc), un’organizzazione di esuli uighuri con sede a Monaco, che riporta come i detenuti, da oltre un anno nelle carceri thailandesi, siano stati trasportati da cinque case di detenzione fino all’aeroporto militare vicino alla capitale Bangkok. La notizia è confermata anche dal giornale turco Yenisafak, contattato da un operatore sociale che ha assistito i detenuti all’aeroporto.
Bilal Degirmeci, l’attivista del gruppo turco Cansuyu, ha riferito a Yenisafak: “Siamo stati informati che gli uighuri sono stati trasportati in manette presso l’aeroporto militare, caricati su tre camion dell’esercito. Le autorità hanno riferito che 50 uomini e 25 donne sono stati prelevati dal carcere di Bangkok”. Secondo l’attivista, le donne e i bambini sarebbero stati già caricati a bordo dell’aereo, mentre gli uomini avrebbero opposto resistenza di fronte all’esercito e si sarebbero “rifiutati di salire sull’aereo diretto in Cina”. La fonte riferisce che la polizia thailandese ha usato “uno speciale gas chimico” per far svenire gli uomini e caricarli a forza sull’aereo.
Il Wuc ha dichiarato di essere “molto preoccupato” per la sorte degli uighuri, che rischiano pesanti accuse e punizioni fino alla pena capitale una volta rientrati in Cina. “Crediamo che ci sia la Cina sotto questa operazione segreta e odiosa. Pechino ha il solo obiettivo di riportarli a casa e punirli con durezza”. “I bambini - continua la dichiarazione - sono in uno stato di shock profondo, non capiscono la crudeltà che li ha travolti all’aeroporto. I pianti delle madri sono rimasti sordi nell’aria, scomparendo oltre l’orizzonte. La situazione degli uomini è ancora sconosciuta”.
La comunità uighura è da tempo nel mirino delle autorità cinesi. Gli uighuri sono una minoranza musulmana che abita la regione cinese dello Xinjiang. La popolazione parla un dialetto turco e si considera molto più vicina alla tradizione dell’Asia Centrale piuttosto che alla Cina. A partire dagli attacchi dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti, Pechino ha rappresentato gli uighuri come affiliati dei terroristi di al-Qaeda, accusando i loro membri di ricevere addestramento nei campi militari in Afghanistan per poi ritornare in patria e minacciare il territorio cinese. Inoltre nell'ultimo periodo la Cina teme che gli Uiguri possano adottare l'ideologia e le tattiche degli estremisti dello Stato islamico.
La politica discriminatoria nei confronti di questa minoranza ha provocato una emigrazione di massa, che passa dai territori dell'Asia Centrale e Meridionale, soprattutto attraverso la Thailandia e la Malaysia. Per frenare questa immigrazione, Pechino stipula accordi di estradizione dei rispettivi prigionieri, in modo da permettere il ritorno nelle patrie galere degli uighuri detenuti all’estero.
21/02/2019 10:05