01/10/2008, 00.00
CINA
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Aumentano le grandi ditte coinvolte nello scandalo del latte cinese

Le grandi marche corrono ai ripari e assicurano analisi sistematiche e l’uso di latte non cinese. Ma nel Myanmar nessuno avverte le mamme, che apprezzano molto l’economico prodotto.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si allarga lo scandalo-latte, con sempre più prodotti “made-in-China” di grandi marche estere che risultano contenere melamina. Ma i bambini birmani ancora lo prendono.

La Unilever Hong Kong, proprietaria della Lipton, ha ammesso ieri la presenza di melamina nelle bustine di tè al latte Litpon venduto a Hong Kong e Macao, “in una quantità che va da meno di una parte per milione (ppm) a 16 ppm”. Nei biscotti alla crema e caffé della Glico Pocky Men sono state trovate 43 ppm di melamina e nei dolci al cocco prodotti a Zhongshan circa 19 ppm. Tutti evidenziano che sono quantitativi poco pericolosi per l’uomo. Le autorità sanitarie di Hong Kong ritengono la melamina pericolosa se eccede le 2,5 ppm per gli adulti e 1 ppm per bambini e donne incinta. Il portavoce della Glico ha detto che, in queste quantità, un adulto che pesa 60 chili dovrebbe mangiare almeno 17 confezioni di biscotti al giorno per raggiungere il limite. Modesta pure la quantità di melamina trovata nel Cadbury Chocolate Eclairs da 180 grammi, circa 1,9 ppm.

Ma allarma l’ampiezza dell’adulterazione: ieri l’Amministrazione sudcoreana per alimenti e farmaci ha trovato la sostanza nei Ritz Crackers al formaggio della Nabisco Food Suzhou e nei crackers al riso della Danyang Day Bright Foods (rispettivamente: 23,3 e 1,77 ppm), entrambi prodotti in Cina, sebbene la Danyang sia di proprietà di una ditta tailandese.

Allarma che le grandi ditte cinesi coinvolte, come la Sanlu e la Yashili, anche dopo essere state “scoperte” abbiano a lungo insistito che i prodotti esportati erano invece sicuri: ieri nel latte Yashili esportato in Bangladesh “sono stati trovati – dice l’analista capo Azmal Hossain - 7,22 milligrammi di melamina per chilo…, idonei a causare insufficienze renali nei bambini piccoli”.  Allarma la lentezza delle grandi marche ad affrontare il problema. Solo ieri la tedesca Heinz, leader per le salse, ha deciso di non usare più latte cinese nelle sue fabbriche in Cina e di “fare esami preventivi su tutti gli ingredienti caseari per riscontrare la melamina”. Solo ieri la Kraft Foods Hong Kong ha ammesso la presenza della sostanza nei crackers Ritz prodotti in Cina, secondo quanto riporta il South China Morning Post.

La melamina è una sostanza ricca di azoto ed economica. Messa nel latte lo fa sembrare ricco di proteine, anche se invece ha scarso valore nutritivo, magari perché allungato con acqua. E’ nociva per l’uomo e in Cina oltre 53mila neonati si sono ammalati ai reni per avere consumato questo latte. Ci sono stati circa 13mila ricoveri e almeno 4 morti. Sono state sequestrate 8.256 tonnellate di latte fresco e in polvere adulterato.

L’adulterazione è talmente grave che ditte e autorità presentano insistite “scuse pubbliche”: ieri le ha fatte Wang Jianguo, portavoce del governo municipale di Shijiazhuang (capitale dell’Hebei e città sede della Sanlu) le cui autorità hanno ritardato per oltre un mese la denuncia della contraffazione, ammettendo in tv “le sicure responsabilità del governo locale”.

Scuse che non bastano al premier taiwanese Liu Chao-shiuan. Taiwan usa grandi quantità di prodotti caseari cinesi e Liu ha chiesto “scuse ufficiali del governo” e il risarcimento per i danni causati alle imprese, stimati di almeno 7 miliardi di dollari taiwanesi (circa 154,4 milioni di euro).

Il governo ha disposto per oggi, festa nazionale, esami ai reni gratuiti per i bambini: genitori ansiosi hanno preso di assalto i migliori ospedali.

Chi non dà importanza allo scandalo è la giunta militare al potere in Myanmar. Anche se il governo ha proibito l’importazione dei prodotti caseari cinesi, i media statali non hanno parlato dello scandalo e moltissime famiglie fanno ancora uso del latte in polvere cinese: mezzo chilo di latte costa 800 kyat, circa 45 centesimi di euro, mentre quello tailandese costa almeno quattro volte di più.

 

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