21/07/2016, 09.45
MALAYSIA - MYANMAR
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Attivisti malaysiani premono su Aung San Suu Kyi: Incontri i profughi Rohingya

di Joseph Masilamany

Aegile Fernandez, co-direttrice di Tenaganita, lancia la sfida al ministro birmano degli Esteri. Un faccia a faccia con un gruppo di profughi della minoranza musulmana per sentire “la loro versione della storia”. E “l’occasione migliore” per per chiarire la posizione del governo nella controversia fra Rohingya e buddisti birmani.

 

Kuala Lumpur (AsiaNews) - In occasione della visita di Aung San Suu Kyi in Malaysia in programma ad agosto, un gruppo attivista locale chiede al ministro birmano degli Esteri di incontrare un gruppo di rifugiati Rohingya, minoranza musulmana perseguitata in Myanmar. A lanciare la sfida alla numero uno della Lega nazionale per la democrazia (Nld), partito oggi al potere nella ex Birmania dei militari, è il movimento Tenaganita impegnato nella difesa dei diritti umani. 

Interpellata da Free Malaysia Today Aegile Fernandez, co-direttrice di Tenaganita, sottolinea che la Ong è disponibile a organizzare il faccia a faccia fra la Nobel per la pace e un gruppo di rifugiati Rohingya. “Sarebbe meraviglioso - ha aggiunto l’attivista - perché potrebbero raccontarle la loro versione della storia”. 

In passato Aung San Suu Kyi, icona dei diritti umani e della democrazia in Myanmar, è stata oggetto di pesanti critiche per non aver preso le difese della minoranza musulmana. Di recente, nel corso di un incontro con il rappresentante speciale Onu sui diritti umani, la leader della Nld ha affermato di non voler nemmeno usare il termine “Rohingya” perché considerato fonte di controversia nel Paese asiatico. 

Per l’attivista malaysiana un incontro fra il ministro degli Esteri e un gruppo di rifugiati - oltre a quello già in calendario con alcuni lavoratori migranti birmani - sarebbe “l’occasione migliore” per “chiarire le posizioni” nella controversia fra maggioranza buddista e minoranza musulmana.

“Da tempo la comunità internazionale - aggiunge Fernandez - si aspetta una qualche azione da parte sua”. È importante, conclude la co-direttrice di Tenaganita, chiarire la questione perché anche i Rohingya “sono parte del Myanmar” a dispetto del mancato riconoscimento del loro status e “il governo non ha alcun diritto di cacciarli”. 

Intanto il portavoce governativo U Zaw Htay ha annunciato la prossima firma di due accordi bilaterali sui lavoratori migranti nel contesto della visita di Aung San Suu Kyi in Malaysia. Ad oggi nel Paese asiatico a maggioranza musulmana vi sono fra i 500mila e i 700mila lavoratori migranti dal Myanmar, la maggior parte dei quali privi di documenti regolari. 

Stime ufficiali indicano che nel 2015 sono stati 371 i membri della minoranza musulmana del Myanmar ad essere accettati in Malaysia, di cui solo 36 sono stati trasferiti nel Stati Uniti in un secondo momento. Tutti gli altri vivono ancora oggi nei campi profughi.

Secondo i dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) sono più 53mila i Rohingya registrati come rifugiati in Malaysia. 

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