01/09/2004, 00.00
NEPAL - IRAQ
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Attaccata una moschea, manifestanti chiedono le dimissioni del governo

Kathmandu (Asia News/Agenzie) – Centinaia di manifestanti hanno attaccato la moschea di Jama, al centro di Kathmandu, per protestare contro l'uccisione dei 12 ostaggi nepalesi da parte di militanti islamici in Iraq. "Vogliamo vendetta", ha gridato la folla. Al momento dell'assalto la moschea era vuota. "La situazione è tesa ma non ci sono feriti", ha detto un ufficiale di polizia. Alcuni manifestanti hanno lanciato pietre contro la sede del Dipartimento per il lavoro nella capitale.

Un video, diffuso ieri via internet, mostra militanti islamici decapitare un lavoratore nepalese e uccidere gli altri 11. L'atto è considerato il primo assassinio di massa di ostaggi stranieri dall'inizio della guerra in Iraq. I rapitori hanno dichiarato di aver ucciso i 12 nepalesi perché "venivano dal loro paese per combattere i musulmani e servire gli ebrei e i cristiani… e credono in Buddha come il loro dio".

I manifestanti accusano il governo di non aver fatto abbastanza per assicurare il rilascio degli ostaggi e chiedono le dimissioni immediate del ministro degli esteri, Prakash Sharan Mahat. "Come può un governo rimanere così indifferente di fronte al pericolo di 12 dei suoi cittadini? Bisognava inviare mediatori per ottenere il rilascio", ha denunciato Prakash Thapa, uno dei dimostranti.

Le autorità nepalesi rifiutano ogni critica e definiscono l'incidente "un atto di barbaro terrorismo". "Condanniamo duramente queste uccisioni e chiediamo alla comunità internazionale di esprimersi contro il terrorismo", ha dichiarato Mahat dopo una riunione di Gabinetto per discutere d'urgenza l'assassinio. "Abbiamo attivato missioni diplomatiche in Qatar, Arabia Saudita e Pakistan. Il governo ha anche fatto diversi appelli tramite vari canali", ha spiegato il ministro.

I rapitori chiedevano al Nepal di fermare il flusso di suoi lavoratori in Iraq. Lo Stato aveva già bloccato l'uscita di cittadini nepalesi per motivi di sicurezza e rifiutato di inviare truppe in appoggio agli Stati Uniti. In Nepal, paese tra i più poveri della regione dell'Himalaya, molte persone scelgono di lavorare in Medio Oriente sperando in grandi guadagni. Lo scorso mese migliaia di nepalesi sono rimasti bloccati a Mumbai per settimane. Agenzie che selezionano manodopera avevano promesso di inviarli in Iraq prospettando loro stipendi altissimi. "Quale peccato ho commesso per meritarmi questo?", ha detto ieri Jit Bahadur Khadka dopo aver saputo della morte di suo figlio 19enne, Ramesh. "Ramesh era andato in Giordania  con l'intenzione di mandare soldi a casa entro 3 mesi e ritornare dopo due anni. Non abbiamo saputo più niente da allora", ha aggiunto il padre.

Il ministro Mahat ha detto che il governo ha intenzione di agire contro gli uomini che hanno assunto gli ostaggi e le agenzie che continuano a reclutare personale per l'Iraq. Intanto a Kathmandu è stato imposto il coprifuoco a causa della violenza delle rivolte.

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