Asia-Pacifico: economia e sicurezza le incognite dopo l’elezione di Trump
Cina, Corea del Sud, Giappone e Filippine attendono un chiarimento della politica estera di Washington. Dopo aver promesso isolazionismo e una diminuzione dell’impegno militare nella regione, il neo-presidente è atteso alla prova dei fatti.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti fa sorgere numerosi punti interrogativi nei Paesi dell’Asia dell’est (Cina, Coree, Giappone, Filippine). Economia e sicurezza sono i temi in primo piano, ma ci si chiede soprattutto se Washington continuerà a giocare il proprio ruolo cardine in funzione anti-cinese o deciderà per un progressiva diminuzione della sua presenza nella regione Asia-Pacifico.
Le dichiarazioni fatte da Trump in campagna elettorale tendono più alla seconda opzione. Il candidato repubblicano ha dichiarato di voler togliere il sostegno militare a Corea del Sud (dove sono presenti 28mila soldati americano) e Giappone, a meno che i due Paesi non coprano la maggior parte dei costi. I primi atti da presidente eletto mostrano, invece, un cambiamento di rotta. Fonti diplomatiche di Seoul riportano una telefonata intercorsa fra il presidente coreano Park Geun-hye e Donald Trump. Il presidente americano ha dichiarato di voler mantenere gli accordi esistenti sulla sicurezza e il proprio sostegno alla difesa sudcoreana (compreso il sistema anti-missile Thaad). La telefonata sembra essere una riposta alla Corea del Nord, che ieri ha invitato Trump a considerare Pyongyang uno “Stato nucleare”.
Rimanendo sul tema della sicurezza, restano da determinare i rapporti con le Filippine, dove il presidente Rodrigo Duterte conduce da mesi una campagna anti-americana, promettendo di cacciare dal Paese i militari di Washington e attaccando in modo diretto Barack Obama. Dopo l’elezione di Trump, Manila ha addolcito i toni. Duterte si è congratulato per la vittoria del candidato repubblicano, affermando: “Non voglio più litigare [con gli Stati Uniti ndr] perché Trump ha vinto”.
I rapporti più decisivi per l’Asia-Pacifico sono quelli fra Stati Uniti e Cina. Da una parte, affermano gli analisti, Pechino sarebbe contenta di un alleggerimento della presenza di Washington nella regione. In questo modo il Dragone potrebbe aumentare la propria aggressività nel mar Cinese meridionale e avere un peso maggiore nelle economie dei Paesi confinanti. In campagna elettorale Trump ha anche dichiarato di voler rescindere il Trattato di libero scambio nel Pacifico (Trans-Pacific Partnership, che non include la Cina).
Trump ha promesso anche una politica economica di tipo isolazionista. Più volte ha proposto l’inserimento di una tariffa del 45% sui prodotti dell’export cinese e una multa del 35% per le aziende americane che producano beni all’estero destinati al mercato interno. “Ogni tipo di protezionismo – mette in guardia Ruan Zongze, ex diplomatico di Pechino – sarà un’arma a doppio taglio e credo che lui [Trump ndr] sarà molto cauto su questo”.
Dall’altra parte, alcuni esperti affermano che l’incertezza generale causata dall’elezione di Trump potrà mettere in difficoltà il Partito comunista cinese, “ossessionato” dalla stabilità e che preferisce avere a che fare con una politica lineare. Jia Qingguo, preside della Scuola di relazioni internazionali alla Peking University, ha detto: “La Cina spera che la politica futura degli Stati Uniti sia più definita, perché in questo modo possiamo interfacciarci con essa”.
22/03/2023 12:31
04/10/2023 13:18