Appello della classe media di Hong Kong contro la legge sull’estradizione
Lanciata una raccolta di firme, che in poche ore è stata sottoscritta da centinaia di persone. Fra essi vi sono imprenditori, artisti, avvocati, piloti, impiegati, insegnanti. La legge sull’estradizione è rifiutata da tutte le fasce sociali del territorio. Le velate minacce di Chen Daoxiang, capo della guarnigione militare dell’esercito cinese di stanza a Hong Kong.
Hong Kong (AsiaNews) - “Non possiamo stare a guardare a braccia conserte, mentre i giovani dimostranti sono feriti o arrestati perché cercano democrazia, libertà e giustizia… Non possiamo tollerare più il silenzio”: è il motivo per cui un gruppo di personalità della classe media di Hong Kong ha lanciato un appello e una raccolta di firme on-line per ribadire la necessità di ritirare in modo completo la legge sull’estradizione; eliminare la definizione di “rivolta” agli scontri che vi sono stati fra manifestanti e polizia; liberare tutti i dimostranti arrestati; aprire un’inchiesta indipendente sull’operato della polizia e sugli eventi di Yuen Long [dove si sospetta un accordo delle forze dell’ordine con le triadi, contro i giovani manifestanti]; attuare il suffragio universale nel territorio.
Postata ieri su internet, fino a stamane l’appello ha raccolto centinaia di firme. Fra essi vi sono imprenditori, artisti, avvocati, piloti, impiegati, insegnanti, … Come è stato già evidente dalle massicce manifestazioni di oltre 2 milioni di persone, la legge sull’estradizione è rifiutata da tutte le fasce sociali del territorio, percepita come un attentato alla libertà che si gode ad Hong Kong, garantita dal principio “un Paese, due sistemi”.
Mentre si amplia la solidarietà verso i dimostranti, ieri Chen Daoxiang, capo della guarnigione militare dell’esercito cinese di stanza a Hong Kong, ha dichiarato che non si possono tollerare più scontri violenti e che l’esercito è determinato a proteggere la sovranità della Cina sul territorio. Le sue parole suonano come una minaccia, dopo le moderate dichiarazioni dell’Ufficio cinese per Hong Kong e Macao. Riportiamo di seguito l’appello della classe media di Hong Kong (traduzione di AsiaNews).
Siamo un gruppo della classe media di Hong Kong. Contro lo stereotipo di come il pubblico in genere immagina essere dei dimostranti, noi abbiamo beni, status sociale, capacità di ignorare gli attuali problemi di Hong Kong e perfino emigrare. Ma noi vediamo Hong Kong come la nostra casa. Non possiamo stare a guardare a braccia conserte, mentre i giovani dimostranti sono feriti o arrestati perché cercano democrazia, libertà e giustizia, che sono i valori fondamentali di Hong Kong, oltre allo sviluppo economico. Le proteste dei giovani sono un faro di speranza, davanti alla tirannia comune di un governo bugiardo, un campo pro-establishment e le forze di polizia. Non possiamo tollerare più il silenzio.
Il Movimento contro la legge sull’estradizione si è sviluppato per diversi mesi. Il governo continua a chiudere gli occhi sulle proteste pacifiche, sulle marce di milioni e sui suicidi politici. Il silenzio di Carrie Lam, il capo dell’esecutivo, ha spinto ancora più dimostranti a mettersi sulla linea di frontiera, per far fronte ai crescenti abusi delle forze di polizia. Membri delle triadi hanno terrorizzato Yuen Long con il sostegno o con il ritardo delle operazioni di polizia. La catena di eventi ha mostrato con chiarezza che è stata la malizia del governo che, mentendo, ha incitato cittadini di Hong Kong. È il governo che distrugge l’enfasi di Hong Kong sulla sensibilità, la professionalità, lo stato di diritto.
Qualcuno potrebbe dire che i dimostranti hanno anche loro dispiegato mezzi di forza sempre più grande per contrastare la polizia, ma non si può negare che tale tensione non si sarebbe prodotta se il governo avesse risposto alle domande dei cittadini, se le autorità della polizia avessero operato senza forza eccessiva. Nessun giovane desidera spendere tutto il suo tempo ed energia per manifestare nelle strade. Nessuno vorrebbe sacrificare il proprio futuro.
Vorremmo godere dei frutti del nostro lavoro, ma democrazia, libertà e giustizia sono fondamentali per una vita così. Senza questi valori fondamentali, Hong Kong verrebbe degradata a una città di seconda classe. Ora, la nostra casa non è più sicura, il nostro governo non è più giusto. Non possiamo rimanere in silenzio.
Potremmo usare I nostri beni e privilegi per sostenere il movimento, come pure aderire allo sciopero generale. Per quelli fra noi che sono a livello di manager, potremmo salvaguardare i diritti del nostro staff ad aderire allo sciopero senza alcuna conseguenza. Sempre più industrie dovrebbero lavorare mano nella mano per prevenire nuovi spargimenti di sangue fra i giovani.
Chiediamo alle compagnie e alle imprese di continuare a impiegare prigionieri politici e dimostranti che sono stati accusati durante le manifestazioni di giustizia sociale. Per contrastare il terrore bianco, vorremmo anche salvaguardare il futuro dei nostri giovani impiegati, non misurando le loro prestazioni di lavoro in base al loro impegno politico.
Non è un crimine combattere per Hong Kong.
Ribadiamo le nostre cinque richieste:
- Ritirare la legge sull’estradizione;
- Non caratterizzare come “rivolte” gli scontri violenti;
- Togliere le accuse ai dimostranti arrestati durante gli scontri e liberarli in modo incondizionato;
- Un’inchiesta piena ed indipendente sulle azioni della polizia e il recente terrore di Yuen Long;
- Attuare il suffragio universale.
31/07/2019 10:21
18/06/2019 11:06