11/12/2016, 12.17
VATICANO
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Appello del papa per la Siria: Sì alla pace, sì alla gente di Aleppo

All’Angelus in piazza san Pietro, papa Francesco chiede “una scelta di civiltà” per la protezione dei civili nel feroce conflitto in Siria. La guerra è “un cumulo di soprusi e di falsità”. La preghiera per gli attentati terroristi in Turchia, Somalia, Egitto. La vicinanza a papa Tawadros. “Oggi siamo invitati a gioire per la venuta imminente del nostro Redentore e a condividere questa gioia con gli altri, donando conforto e speranza ai poveri, agli ammalati, alle persone sole e infelici”. A Vientiane (Laos) sono stati beatificati p. Mario Borzaga, missionario Omi, il catechista Paolo Thoj Xyooj e 14 compagni, tutti uccisi dai guerriglieri del Pathet Lao nel 1960. La benedizione dei Bambinelli.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “No alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria”: è l’appello che papa Francesco ha lanciato oggi. Alla fine della preghiera dell’Angelus coi pellegrini in piazza san Pietro il pontefice ha confidato di essere “ogni giorno … vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo”. L’appello del papa cade mentre nella città siriana esercito regolare e aerei russi combattono contro gli ultimi rimasugli di ribelli e jihadisti che presidiano ormai pochi quartieri della città, passata quasi al 90% sotto il controllo dei lealisti. Alle notizie di esultanza dei siriani fuggiti dalla zona dei jihadisti si uniscono notizie di sparizioni di rifugiati nelle mani dell’esercito e di famiglie usate come scudi umani da parte dei jihadisti. L’appello del papa è una richiesta di salvaguardia della popolazione civile. “Non dobbiamo dimenticare – ha aggiunto - che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate... Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria”.

Subito dopo il pontefice ha espresso la sua solidarietà e preghiera “per le vittime di alcuni efferati attentati terroristici in diversi luoghi”. Quest’oggi si registrano attentati a Istanbul (Turchia), in Somalia, al Cairo (Egitto), proprio vicino alla cattedrale copta di san Marco. “Vorrei esprimere – ha aggiunto il papa - la mia particolare vicinanza al papa Tawadros e alle famiglie dei morti e dei feriti”.

In precedenza, il papa si è soffermato a commentare la liturgia della terza domenica di Avvento che invita alla gioia per la venuta del Signore. Francesco, a braccio, ha perfino detto che “un cristiano che non è gioioso… gli manca qualcosa, o non è cristiano”.  “Non è - ha spiegato - un’allegria superficiale o puramente emotiva, e nemmeno quella mondana o del consumismo, ma si tratta di una gioia più autentica, di cui siamo chiamati a riscoprire il sapore. È una gioia che tocca l’intimo del nostro essere, mentre attendiamo Colui che è già venuto a portare la salvezza al mondo, il Messia promesso, nato a Betlemme dalla Vergine Maria”.

“La salvezza, portata da Gesù – ha proseguito -  afferra tutto l’essere umano e lo rigenera. Dio è entrato nella storia per liberarci dalla schiavitù del peccato; ha posto la sua tenda in mezzo a noi per condividere la nostra esistenza, guarire le nostre piaghe, fasciare le nostre ferite e donarci la vita nuova. La gioia è il frutto di questo intervento di salvezza e di amore di Dio”.

“Il Natale è vicino, i segni del suo approssimarsi sono evidenti per le nostre strade e nelle nostre case; anche qui in Piazza è stato posto il presepio con accanto l’albero. Questi segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore che sempre viene e bussa alla nostra porta; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi”.

“Oggi – ha concluso - siamo invitati a gioire per la venuta imminente del nostro Redentore; e siamo chiamati a condividere questa gioia con gli altri, donando conforto e speranza ai poveri, agli ammalati, alle persone sole e infelici. La Vergine Maria, la “serva del Signore”, ci aiuti ad ascoltare la voce di Dio nella preghiera e a servirlo con compassione nei fratelli, per giungere pronti all’appuntamento con il Natale, preparando il nostro cuore ad accogliere Gesù”.

Dopo la preghiera mariana e l’appello per “la gente di Aleppo”, il pontefice ha reso noto che oggi, a Vientiane (Laos) vengono proclamati beati Mario Borzaga, sacerdote dei missionari Oblati di Maria Immacolata, Paolo Thoj Xyooj, fedele laico catechista e quattordici compagni uccisi in odio alla fede.

Papa Francesco aveva riconosciuto il martirio di p. Borzaga e di Paolo Thoj nel 2015. I due giovanissimi martiri -  il primo di 28 anni; l’altro di 19 - sono stati uccisi nel 1960 da guerriglieri comunisti del Pathet Lao.

Secondo tradizione, il pontefice ha poi benedetto i “Bambinelli” che i ragazzi e ragazze degli oratori di Roma hanno portato con loro in piazza. “Cari ragazzi – ha detto -  quando pregherete davanti al vostro presepe con i vostri genitori, chiedete a Gesù Bambino di aiutarci tutti ad amare Dio e il prossimo. E ricordatevi di pregare anche per me, come io mi ricordo di voi”.

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