Aperta l'inchiesta ufficiale contro Zhou Yongkang, ex capo della sicurezza
Pechino (AsiaNews) - Da ieri è aperta un'inchiesta ufficiale su Zhou Yongkang, ex capo della sicurezza, ed ex membro del comitato permanente del Politburo. La notizia è stata data in modo molto sobrio dalla Xinhua, ma si è diffusa subito su tutti i media mondiali e anche in Cina: le pubblicazioni del Partito comunista hanno ricevuto indicazioni di essere sobri anche nella tiratura delle edizioni, ma su Weibo (il twitter cinese), la notizia si è diffusa a macchia d'olio con milioni di tweet. Il fatto è già importante per sé perché fino ad avanti-ieri la ricerca del nome "Zhou Yongkang" non dava risultati. Oggi è possibile trovare la notizia, anche se non tutti i commenti del pubblico sono visibili.
Il caso di Zhou, ritiratosi dal Politburo nel 2012, sarà nelle mani della Commissione centrale del Partito per le inchieste disciplinari. Finora si sa che egli viene indagato per "serie violazioni disciplinari", un eufemismo per dire "corruzione".
E' dai tempi di Mao Zedong che una personalità del Politburo viene messa sotto accusa, rompendo una regola non scritta secondo cui la lotta fra le correnti non deve intaccare l'unità del Politburo, simbolo dell'unità del Partito.
E' dallo scorso agosto che si parlava di inchieste contro Zhou, dopo il processo all'ex capo di Chongqing Bo Xilai, un suo protetto e dopo la campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, in cui ha promesso di colpire "tigri e mosche".
Nato nel 1942, Zhou si è iscritto al Partito nel 1964 e ha studiato all'istituto del petrolio a Pechino (divenuto poi l'università cinese del petrolio). Entrato nell'industria dell'energia, negli anni '90 è divenuto capo della China National Petroleum Corp. (Cnpc), potentissima indistria statale dell'energia.
Nei mesi scorsi molti degli amici e segretari di Zhou sono stati messi sotto inchiesta. Fra essi anche alcuni suoi familiari - fratello, figlio, nuora, cognata,... - implicati nella rete di amicizie e di guadagni del mondo dell'energia.
Nel 2002, Zhou è entrato nel Politburo come ministro della sicurezza. Sotto la sua leadership questo ministero ha avuto un budget annuale più alto di quello della difesa, rafforzando il controllo della società, ampliando i corpi di polizia, dando potere di imprigionare senza processo dissidenti, personalità religiose, portatori di petizioni, contadini che lottavano contro il sequestro delle terre, assediando villaggi e sparando sulle folle.
La domanda che molti cinesi si fanno oggi è se ci sarà un processo pubblico contro Zhou e se le vittime della sua corruzione - contadini, dissidenti, religiosi, operai - potranno richiedere giustizia.
Secondo diversi osservatori sarà questo elemento a verificare se la campagna contro "tigri e mosche" di Xi è solo una lotta di potere interna al Partito o se è per difendere la giustizia nella società.
Ieri subito dopo l'annuncio dell'inchiesta su Zhou, la leadership ha annunciato un incontro dell'elite del Partito in ottobre per valutare la direzione politica e rafforzare lo stato di diritto. Ma in un Paese dove la magistratura deve obbedire al Partito, appare difficile un rispetto della legge e dei diritti.
Secondo un'inchiesta del New York Times, la famiglia di Zhou Yongkang possiede beni per almeno un miliardo di dollari. Con ogni probabilità l'inchiesta del Partito farà emergere la rete di favori, collusioni, abusi di potere e silenzi che hanno portato a questa ricchezza. Ma è incomprensibile che persone della società civile che hanno da molto più tempo denunciato questi abusi e richiesto di rendere pubbliche le ricchezze e le proprietà dei capi del Partito - primo fra tutti Xu Zhiyong - siano finiti in prigione per "attentato contro l'ordine dello Stato".