16/09/2021, 08.52
KIRGHIZISTAN-TURCHIA
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Ankara detta le condizioni per cooperazione con Biškek

di Vladimir Rozanskij

Aiuti economici e apertura commerciale in cambio della lotta alla rete di  Fethullah Gülen, arcinemico di Erdogan. I “gulenisti” hanno una forte presenza in Asia centrale. L’obiettivo è portare scambi al miliardo di dollari. Esperto: i turchi si sentono padroni in Kirghizistan.

Mosca (AsiaNews) – La Turchia vuole sviluppare in Kirghizistan l’industria mineraria. L’obiettivo è sostenere la produzione di energia, il turismo, la sanità e l’istruzione nel Paese centrasiatico, portando il commercio bilaterale fino al miliardo di dollari. Partendo da Biškek, Ankara prosegue nel suo piano di unificazione neo-ottomana in Asia centrale.

In cambio i turchi si attendono un concreto aiuto nella “lotta al terrorismo”.  Ciò vuol dire pressione sugli esponenti “gulenisti” ancora presenti in Kirghizistan. Sono i sostenitori di Fethullah Gülen, storico ex alleato e ora nemico del presidente turco Erdogan. Gülen è il fondatore del movimento Hizmet e molti suoi seguaci si sono integrati nel sistema amministrativo ed economico kirghiso.

Il Kirghizistan ha un disperato bisogno di sostegno finanziario, e si vede costretto a piegare la testa di fronte al “sultano” Erdogan. Ankara e Biškek hanno discusso i piani di collaborazione il 10 settembre. L’incontro è avvenuto nella capitale kirghisa, durante il X Forum economico della Commissione intergovernativa turco-kirghisa per la cooperazione commerciale, a cui hanno preso parte il presidente del Consiglio kirghiso dei ministri, Ulubek Maripov, e il vice presidente turco Fuat Oktay.

Secondo Oktay, “il piano da un miliardo di dollari è solo l’inizio: dobbiamo lavorare per raggiungere un bilancio da cinque miliardi”. Nei primi otto mesi dell’anno gli scambi commerciali tra i due Paesi si sono fermati a poco più di mezzo miliardo di dollari: comunque un aumento del 78% rispetto al 2020.

In Kirghizistan lavorano circa 300 compagnie turche, per lo più nel campo dell’edilizia, dei trasporti e del commercio. “Il nostro potenziale è molto più ambizioso – ha aggiunto Oktay – e riguarda il settore tessile, l’agricoltura, la logistica, l’energetica e la digitalizzazione”. Gli specialisti turchi faranno una valutazione sugli obiettivi idro-energetici, per costruire a breve una grande stazione idroelettrica sul fiume Naryn.

I turchi sono anche disposti a risolvere i problemi doganali dei kirghisi, a fornire il know-how per lo sviluppo del del turismo e molto ancora. Maripov ha assicurato che la Turchia è considerata a Biškek uno dei principali partner. Egli ha proposto una serie di progetti di prospettiva, e la creazione di un apposito fondo per gli investimenti, secondo la volontà del presidente kirghiso Sadyr Žaparov.

Le relazioni turco-kirghise sono molto migliorate dopo la visita di Žaparov ad Ankara dello scorso anno, quando i due governi hanno sottoscritto dei memorandum che ora potrebbero passare alla fase realizzativa. Sempre che i kirghisi riescano a sbarazzarsi dei gulenisti. Andrej Grozin, esperto dell’Accademia delle scienze russa ne dubita. Intervistato dalla Nezavisimaja Gazeta, Grozin sottolinea che la rete di istituzioni formative e accademiche “Sepat”, creata da Gülen nelle varie repubbliche dell’Asia centrale, è tuttora attiva in Kirghizistan. Solo Uzbekistan e Tagikistan le hanno chiuse subito, accettando le richieste di Erdogan.

Finora i kirghisi si sono limitati a rinominarla “Sapat”. A oggi essa rimane la principale rete educativa del Paese, ciò che aveva provocato il gelo nelle relazioni con la Turchia, che considera tutti gli studenti del Sepat-Sapat come dei terroristi. Subito prima della visita di Žaparov ad Ankara, i servizi segreti turchi avevano rapito dal territorio kirghiso il direttore della rete Sapat, Orhan Inandi, pretendendo dal leader di Biškek la sua condanna come terrorista.

“La Turchia si sente in un certo padrona del Kirghizistan, senza riconoscere fino in fondo la sua sovranità”, afferma Grozin, secondo cui la “ripulitura della Kirghizia” ha un valore simbolico dal punto di vista culturale e sociale. Maripov e Oktay hanno inaugurato insieme il complesso scolastico “Maarif” a Biškek, dedicato soprattutto allo studio e alla diffusione della lingua turca. Agli studenti verrà proposto di concludere gli studi in Turchia. Un altro simbolo molto efficace è l’inizio della costruzione di una grande moschea nella capitale kirghisa, finanziata dai turchi per circa 35 milioni di dollari.

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