04/03/2005, 00.00
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Andamane distrutte: "Molti ritornano sul sentiero di Dio"

L'India decide di non riparare i danni in 6 isole. Il racconto di un missionario: "Giovani e vecchi pregano insieme il rosario nei campi di raccolta".

Port Blair (AsiaNews) – Il governo indiano ha deciso di interrompere la ricostruzione di 6 isole dell'arcipelago delle Andamane distrutte dallo tsunami. Lo ha comunicato il generale Adita Singh, responsabile del Comando per gli aiuti. "Il nostro programma si basa su 3 parole: riabilitazione, ricostruzione e rinascita" ha dichiarato Singh. "Ma il compito in queste isole è così gigantesco che va oltre l'immaginazione". I morti ufficialmente dichiarati sono 1386, 5764 i dispersi. Ma i testimoni oculari parlano di almeno 18 mila morti solo nell'isola di Car Nicobar e di altri 8 mila a Katchal. Gli abitanti del posto affermano che i morti e i dispersi sono molto maggiori rispetto alle cifre ufficiali perché migliaia di persone non sono state registrate nei censimenti pubblici.

Se le autorità disperano di ricostruire ciò che è stato distrutto dallo tsunami, la vita della gente e dei credenti nelle Andamane riceve fiducia e speranza dagli eventi successivi al terremoto. Lo riferisce padre Franklin Rodrigues, superiore provinciale dei missionari indiani di San Francesco Saverio (noti come padri del Pilar), da poco tornato da una visita nell'arcipelago. "Lo tsunami ha riportato molte persone sul sentiero di Dio" afferma p. Rodrigues. "I sopravvissuti che ora sono nei campi profughi pregano il rosario in ginocchio, giovani e anziani insieme, senza distinzione di casta o di religione".

Parte della campagna PIME per le vittime dello tsunami è destinata ai missionari del Pilar per l'assistenza dei sopravvissuti e la ricostruzione degli ostelli e delle scuole gestiti dall'istituto.

Nell'isola Little Andaman – racconta ancora p. Rodrigues – "nulla è stato risparmiato. Solo la chiesa cattolica e la grotta di Nostra Signora di Lourdes si stagliano maestose fra le rovine". Fatti quotidiani, ma avvenuti nei giorni del maremoto, hanno incoraggiato i sopravvissuti e dato loro coraggio: "Un uomo, il sig. Rajendra, durante l'arrivo delle onde, è riuscito a mettere in salvo sua moglie, in stato di gravidanza avanzata. Sua moglie ha dato alla luce un bambino mentre era nella foresta, senza aiuti" racconta il missionario. "Il bambino appena nato ha portato un raggio di speranza nella vita dei suoi genitori, che gli hanno dato il nome di Tsunami. Molta gente è corsa a vedere il bimbo appena nato, che tanti hanno chiamato 'un figlio dello tsunami'".  (LF)
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