Al Louvre una sezione su Bisanzio e il cristianesimo d’Oriente ‘unito nella diversità’
Il museo parigino inaugura domani un nono dipartimento, dedicato all’arte, alla storia e alla cultura cristiana della regione. Una risposta agli ultimi decenni di guerre, violenze e distruzioni. Nel fine settimana il presidente francese Macron in visita ufficiale in Iraq; a Mosul tappa alla chiesa dell’orologio e alla moschea di al-Nuri.
Parigi (AsiaNews) - Domani il Louvre inaugura un nono dipartimento dedicato a Bisanzio e al cristianesimo orientale, a pochi giorni dal viaggio ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron in Iraq, con tappa a Mosul, dove ha visitato le chiese distrutte dall’Isis. L’apertura dello spazio dedicato ai cristiani d’Oriente era stato annunciato nel maggio scorso dalla presidente-direttrice Laurence des Cars, prima donna chiamata alla guida del celebre museo parigino. Esposte in passato in diverse sezioni del polo musicale, spiega Charles Personnaz a Paris Notre-Dame, vi è oggi “grande soddisfazione” nel vedere “riunite nello stesso dipartimento” tutte le “collezioni relative a Bisanzio e al cristianesimo orientale”.
Per l’esperto “il bisogno” di unire in un unico spazio tutti i tesori dell’arte, storia e cultura cristiane “è rafforzato” dagli eventi che hanno riguardato la regione “in questi ultimi anni, dalle distruzioni del patrimonio alle guerre, l’urbanizzazione e la pressione demografica crescente”. Questo nuovo dipartimento, prosegue Personnaz (direttore dell’Institut national du patrimoine, Inp), favorirà “la ricerca attorno alle arti del cristianesimo orientale” e permetterà “a comunità orientali di esporre delle opere al Louvre (icone, manoscritti)” e renderle partecipi “della divulgazione del patrimonio”.
L’obiettivo è di valorizzare la specificità di un’era culturale che si nutre dell’incontro “fra l’arte bizantina e delle espressioni regionali geografiche: dell’Africa in Etiopia, del Caucaso in Armenia e della civilizzazione siriaca in Medio oriente”. “Ma l’aspetto più interessante - chiarisce lo studioso - è mostrare l’unità del cristianesimo orientale e allo stesso tempo la sua grande diversità”. Quello che, a più riprese, hanno affermato in questi ultimi anni molti leader cristiani della regione, dal patriarca caldeo card. Louis Raphael Sako alla Siria, dove sono esempio di riconciliazione.
Il progetto prevede inoltre il rafforzamento della rete educativa francofona e cristiana in Medio oriente, con la creazione di un fondo congiunto fra Stato francese e Œuvre d’Orient che ha permesso a 140 scuole, oltre un centinaio delle quali in Libano, di sostenere le attività educative. Lo stesso Charles Personnaz a inizio gennaio 2019, su richiesta del presidente Emmanuel Macron, ha presentato 35 progetti per rinforzare l’azione di Parigi nella protezione del patrimonio e della rete educativa cristiana nella regione.
Il legame fra l’Eliseo e le nazioni dell’area è confermato peraltro dalla visita effettuata dal presidente francese in Iraq nei giorni scorsi, che ha toccato il 29 agosto la metropoli settentrionale di Mosul, un tempo roccaforte dello Stato islamico (SI, ex Isis). Macron ha visitato l’antica chiesa dell’orologio, semidistrutta dalle milizie jihadiste nella prima fase del loro dominio. Si tratta dello stesso luogo di culto in cui papa Francesco ha tenuto la speciale preghiera durante la storica visita in Iraq a marzo, chiedendo ai cristiani di perdonare le ingiustizie subite dagli estremisti islamici.
Dopo aver visitato la chiesa, Macron si è poi diretto nella storica moschea di al-Nuri, dalla quale il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi aveva proclamato la nascita del “califfato islamico” nell’estate 2014 e fatta esplodere dai miliziani durante l’offensiva dell’esercito iracheno tre anni più tardi. “Siamo qui - ha affermato il presidente francese - per esprimere l’importanza di Mosul e ribadire il nostro apprezzamento per tutte le anime che compongono la società irachena” in un’opera di ricostruzione che risulta essere “lenta, molto lenta”.
22/06/2015