07/02/2013, 00.00
INDIA – TIBET
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Al Dalai Lama non piacciono le conversioni. Card. Gracias: Cambiare religione è un diritto

di Nirmala Carvalho
Il leader tibetano mette in guardia dal proselitismo, dai problemi che sorgono fra diverse comunità religiose e consiglia il no alle conversioni. L’uccisione del missionario Graham Staines e i massacri dell’Orissa e del Karnataka portati come esempio di frutti negativi delle conversioni. Gesuita: Graham Staines non faceva proselitismo; in Orissa la lotta contro i Dalit ha motivi sociali. Card. Gracias: Predicare, diffondere la fede e convertirsi è garantito dalla costituzione indiana. Non si può compromettere un principio così fondamentale per timore o convenienza.

Mumbai (AsiaNews) -  Alcune affermazioni del Dalai Lama contro le conversioni e il lavoro dei missionari stanno suscitando sconcerto e opposizione fra diversi cristiani. Nel tentativo di condannare un cattivo proselitismo, il capo spirituale del buddismo tibetano si dice contrario alle conversioni e al cambio da una religione all'altra. In tal modo, la sua posizione rischia di apparire un pieno appoggio alle politiche dei gruppi radicali indù e alle leggi anti-conversione presenti in alcuni Stato dell'India. Il card. Oswald Gracias, che conosce personalmente il Dalai Lama, ha precisato ad AsiaNews che convertirsi e cambiare religione è un diritto umano fondamentale e non può essere oscurato per nessuna convenienza.

Lo scorso 23 gennaio il Dalai Lama ha visitato il collegio St Xavier a Mumbai, su invito del preside, p. Frazer Mascarenhas. Agli studenti e ai professori egli ha tenuto un discorso sul tema "Etica: educare il cuore e la mente".

Durante il discorso egli ha toccato il tema delle conversioni.  "Non mi piacciono le conversioni" ha detto, perché esse hanno un impatto negativo [sulla società]. "Le due parti, quella del convertito e quella abbandonata da lui, cominciano a combattersi [fra di loro]".

A prova dell'influsso negativo prodotto dalle conversioni, egli ha citato le violenze contro il missionario australiano Graham Staines, bruciato vivo nella sua auto insieme a due suoi figli, e le violenze e distruzioni che avvengono ancora oggi in Orissa e Karnataka. Il Dalai Lama ha comunque ribadito che la libertà religiosa - di praticare la propria fede - dovrebbe essere garantita a tutti.

Non è la prima volta che il Dalai Lama parla contro le conversioni. Lo scorso novembre, alla Christ University di Bangalore, egli ha riproposto un concetto simile: da una parte affermare la libertà religiosa; dall'altra evitare le conversioni: ""Una religione  - aveva detto - dovrebbe limitarsi a interventi orientati al servizio, come dare un'istruzione e fornire sistemi di assistenza sanitaria, e non indulgere in conversioni".

È probabile che il capo buddista voglia solo mettere in guardia da un proselitismo che manipola le persone, promette benefici economici, spinge con minacce e attrazioni a cambiare la fede. Ma, secondo diversi cattolici di Mumbai, il suo modo di esprimersi è molto simile a quello degli estremisti indù i quali, dietro lo spettro del proselitismo, condannano ogni conversione. Già ora in diversi Stati dell'India vi sono leggi anti-conversione che esigono la verifica dello Stato sulla libera adesione a un'altra religione. Ma queste leggi di fatto sono divenute un modo per frenare le conversioni (di solito dall'induismo al cristianesimo o all'islam; il senso contrario non fa problema).

Questi cattolici sono anche amareggiati che il Dalai Lama abbia citato fra gli esempi di "proselitismo" il missionario Graham Staines. Va notato che l'incontro col capo buddista è avvenuto nel 14mo anniversario dell'assassinio del missionario australiano, avvenuto a Manoharpur (Orissa).

P. Errol Fernandez, sj, preside del settore commerciale del College,  esprime le sue perplessità: "Se lui intendeva dire che l'assassinio di Graham Staines è il frutto di conversioni [proselitismo], sarebbe troppo semplicistico. La stessa commissione del giudice Wadhwa, nominata dall'allora ministro L.K. Advani per investigare sull'uccisione di Staines, ha mostrato con chiarezza che il missionario non era coinvolto in alcun proselitismo".

Proprio lo scorso dicembre, p. Fernandez ha predicato un ritiro ai sacerdoti di Kandhamal, nell'Orissa. "Avendo visto di persona le cose in Orissa - racconta ad AsiaNews -  posso dire che solo di raro le conversioni sono motivo di violenze e caos. Le vere ragioni stanno nel fatto che i Dalit e altre classi sociali povere vengono educate a lottare per i loro diritti e per la loro libertà da ogni tipo di oppressione. Questo ha un contraccolpo su coloro che vogliono farli rimanere come sono, all'ultimo gradino della scala sociale, economica, religiosa".

Anche il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, interviene nella discussione, sottolineando che "dal punto di vista cristiano non possiamo non annunciare la Buona Novella" e dunque fare missione.

"Ho incontrato il Dalai Lama in alcune occasioni - dice ad AsiaNews - e penso che egli sia una persona sincera. Forse, il Dalai Lama [nel dire no alle conversioni] vuole solo suggerire di non agitare le acque, non creare problemi a sé e agli altri, ma questo implica scendere a compromesso con un principio fondamentale e sacro. In modo assoluto, non possiamo scendere a compromessi su questo fatto e tanto meno in nome di una qualche convenienza".

"La Costituzione - continua - garantisce ad ogni indiano la libertà religiosa, il diritto di predicare, praticare e propagare la propria religione e il diritto a convertirsi".

"Dal punto di vista internazionale, la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale ed esso implica il diritto di decidere il modo in cui si vuole esprimere la propria fede".

"Non ho alcun dubbio sulla sincerità del Dalai Lama, ma questo aspetto , per cui è meglio evitare le conversioni, non lo accetto. Su questo siamo diversi. È qualcosa che non possiamo accettare perché non è possibile compromettere i principi in nome della convenienza". 

 

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