Afrin, l’aiuto dell’esercito siriano contro l’offensiva turca
Leader locale: Fronteggiare questa “aggressione” e fermare i voli dell’aviazione di Ankara. Erdogan ignora gli avvertimenti di Trump e promette che l'operazione “continuerà fino a che non verrà raggiunto il risultato”. La preoccupazione dell’Europa. Berlino dispone il blocco temporaneo alla vendita di armi ad Ankara.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità di Afrin, regione nel nord della Siria al centro dell’offensiva lanciata da Erdogan contro le milizie curde Ygp (Unità di Protezione Popolare), lanciano un appello al governo di Damasco perché blocchi i voli dell’aviazione turca. Othmane al-Cheikh Issa, co-presidente esecutivo del cantone, sottolinea che “lo Stato siriano […] con tutti i mezzi a disposizione, deve fronteggiare questa aggressione e dichiarare che non permetterà agli aerei turchi di sorvolare lo spazio aereo siriano”.
Ribattezzata “Ramoscello d’Ulivo”, l’offensiva lanciata il 20 gennaio scorso dall’esercito turco con l’aiuto di alcune fazioni ribelli impegnate da tempo nel conflitto siriano, intende cacciare i curdi dalla regione. In particolare, l’obiettivo delle truppe di Ankara sono le milizie combattenti Ygp, che si sono rivelate fondamentali in passato nella lotta contro i jihadisti dello Stato islamico (SI).
Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan considera i gruppi combattenti curdi un nemico da colpire. Il gruppo avrebbe inoltre legami con un movimento interno alla Turchia (Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan), considerato fuorilegge da Ankara e con mire secessioniste.
Afrin è uno dei tre cantoni che formano la “regione federale” locale, una amministrazione semi-autonoma nata nel 2016 su iniziativa dei curdi siriani che abitano e controllano il territorio. “Consideriamo Afrin - ha aggiunto Othmane al-Cheikh Issa - come elemento inseparabile del territorio siriano” e gli attacchi contro gli abitanti dell’area sono “un attacco alla sovranità dello Stato siriano”.
Nei giorni scorsi il presidente siriano Bashar al-Assad aveva condannato l’offensiva turca, che ha provocato sinora almeno 35 vittime e decine di feriti; il vice-ministro degli Esteri Fayçal Moqdad aveva minacciato l’abbattimento dei caccia turchi sorpresi a sorvolare il territorio siriano.
Tuttavia, il governo di Ankara intende proseguire nella sua offensiva e nemmeno la telefonata dei giorni scorsi fra Erdogan e il presidente Usa Donald Trump è servita ad allentare la tensione. In queste ore il presidente turco ha visitato le truppe impegnate nell’operazione contro le milizie curde, sottolineando che essa “continuerà fino a che non verrà raggiunto il risultato”.
I nuovi venti di guerra che spirano dalla regione preoccupano non poco le cancellerie occidentale e, in particolare, i vertici dell’Europa. In una nota i vertici della Germania hanno invocato una riunione urgente alla Nato per discutere dell’operazione militare voluta da Erdogan, un membro dell’alleanza. Berlino ha inoltre disposto un blocco temporaneo alla vendita di armi alla Turchia.
Il leader della Nato Jens Stoltenberg sottolinea che la Turchia ha il diritto di difendersi, ma quindi aggiunto che “questo va fatto in un modo misurato e proporzionato”.
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