"Adotta un cristiano di Mosul", rispondere nei fatti e con la vita all'emergenza irachena
Roma (AsiaNews) - Una "catastrofe umanitaria, che rischia di divenire un vero e proprio genocidio": così Louis Sako, Patriarca di Baghdad, descrive ad AsiaNews la fuga dei cristiani da Mosul e Qaraqosh, nella piana di Ninive: oltre 100mila persone costrette dall'Esercito del califfato islamico a lasciare le proprie case e i propri averi, scappando verso il Kurdistan sotto la minaccia di morte. "Un esodo, una vera Via Crucis, con i cristiani costretti a marciare a piedi nella torrida estate irachena.... Fra loro vi sono anche malati, anziani, bambini e donne incinte. Hanno bisogno di cibo, acqua e riparo...".
Le migliaia di famiglie cristiane hanno dovuto fuggire minacciati di essere uccisi se non si convertivano all'islam, o se non accettavano di pagare la jiziya, la tassa dei "protetti" sotto una rigida sharia. Nella fuga essi sono stati costretti a lasciare tutto nelle mani dei loro aguzzini.
Davanti a questa tragedia, papa Francesco continua a inviare messaggi di solidarietà e appelli alla comunità internazionale affinché agisca per fermare le violenze e le sopraffazioni contro la comunità locale. Ieri il pontefice ha rivolto "il suo pressante appello alla Comunità Internazionale, affinché, attivandosi per porre fine al dramma umanitario in atto, ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui".
AsiaNews ha deciso di rispondere a questo appello con una raccolta fondi da destinare a questi fratelli e sorelle derubati del diritto alla vita e alla libertà. Per dare da mangiare a un cristiano di Mosul per un mese occorrono 160 euro; per una settimana ne bastano 40; per un giorno, soltanto 5 euro. Invitiamo tutti i nostri lettori e amici a contribuire, ad andare oltre l'indignazione e la condanna esprimendo la nostra solidarietà al sostentamento dei cristiani iracheni. I fondi raccolti saranno inviati al Patriarcato di Baghdad, che provvederà a distribuirli secondo i bisogni di ogni famiglia.
Per il Patriarca di Baghdad, aiutare i cristiani in questa emergenza, lasciandoli in Iraq, è più importante che farli fuggire all'estero. L'Iraq e il Medio Oriente necessitano della testimonianza dei cristiani.
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10/03/2017 10:36