Accordo di transito tra Nepal e Cina: finisce il controllo dell’India sui commerci di Kathmandu
Il premier nepalese K P Sharma Oli e il cinese Li Keqiang hanno firmato una serie di accordi. Il più importante è il trattato che sancisce il diritto di transito sul suolo cinese delle merci nepalesi. Kathmandu si svincola dalla dipendenza dai porti indiani per il commercio internazionale dei suoi beni. L’accordo premia anche la strategia cinese “One belt, One road”, con cui Pechino vuole espandere il suo mercato fino in Europa e Africa.
Kathmandu (AsiaNews) – Durante la visita ufficiale in Cina del premier nepalese Khadga Prasad Sharma Oli, i governi dei due Paesi hanno firmato una serie di accordi che suggellano il legame di amicizia e collaborazione. Essi aprono nuovi scenari negli equilibri economici e geo-politici nell’area a danno dell’India. Tra i vari accordi siglati con il premier Li Keqiang, il più importante riguarda il trattato che stabilisce il diritto di transito delle merci nepalesi sul suolo della Cina. Il trattato rompe in maniera definitiva il monopolio dell’India, l’unico Paese confinante con cui Kathmandu aveva accordi per far arrivare le proprie merci agli scali portuali, e da lì esportarle in altri Stati. Ora il Nepal – che non ha sbocchi sul mare – potrà utilizzare i porti cinesi. Da parte sua, la Cina guadagna un importante tassello nella realizzazione della strategia “One belt, One road”, la cintura di porti e strade che le permetterà di espandere i commerci fino al cuore dell’Europa e in Africa.
Il trattato firmato il 21 marzo pone fine alla dipendenza dall’India per il commercio internazionale. La necessità di trovare una soluzione alternativa per il transito delle merci nepalesi è emersa con forza durante i cinque mesi di embargo imposto dal governo di New Delhi. All’indomani della firma della nuova Costituzione nepalese, l’India aveva chiuso i 1.800 chilometri di frontiera con il Nepal, impedendo il passaggio anche dei beni di sussistenza.
Durante l’incontro con il primo ministro cinese, Oli ha dichiarato: “Il mio viaggio in Cina non è ordinario. Sono stato investito della speciale missione di riscrivere la storia tra Nepal e Cina”.
Oltre al trattato di transito, le due delegazioni si sono accordate su varie forme di collaborazione: costruzione e mantenimento del ponte sul fiume Xiarwa, nel distretto nepalese di Humla, alla frontiera tra i due Stati; cooperazione tecnica e concessione di prestiti per il progetto di aeroporto internazionale di Pokhara; esplorazione delle risorse petrolifere e del gas; rafforzamento del sistema di proprietà intellettuale; studio di un accordo di libero scambio.
Diversi esperti ritengono che l’accesso ai porti cinesi non sarà immediato, a causa della catena dell’Himalaya difficile da attraversare. Da parte indiana, alcuni studiosi affermano che l’accordo non sia molto conveniente per il Nepal, la cui capitale Kathmandu dista oltre 2.400 km dal porto cinese più vicino, quello di Guangzhou, a differenza degli “appena” 866 km da Calcutta.
Tutti sostengono però che il trattato sia una svolta fondamentale per entrambi i Paesi. Per il Nepal, esso ridurrà in modo graduale la dipendenza dall’India. Il diplomatico Tank Acharya sostiene che per la Cina “il territorio del Nepal sarà usato per collegare l’Asia [continentale] e l’Asia del sud attraverso una rete di strade. Grazie a questo accordo, la Cina svilupperà un volume di commercio più grande rispetto all’India. Il suo interesse è stato sigillato”.
A conferma di questa interpretazione, oggi il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato: “Il Nepal può essere un ponte tra la Cina e l’India”.
(Ha collaborato Christopher Sharma)
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