30/09/2016, 11.23
SIRIA - RUSSIA - STATI UNITI
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A rischio i colloqui Usa-Russia sulla Siria. Decine di famiglie in fuga da Aleppo est

Mosca (e Damasco) continuano la campagna di bombardamenti sul settore orientale. Portavoce del Cremlino: dagli Stati Uniti “retorica poco costruttiva”. La replica di Kerry: Washington “sul punto” di interrompere le trattative. Le testimonianze delle famiglie di Aleppo fuggite dal settore in mano ai ribelli. I Paesi del Golfo pronti a fornire nuove armi alle milizie anti-governative. 

Aleppo (AsiaNews) - Incurante degli “avvertimenti” lanciati da Washington, la Russia continua la campagna di bombardamenti del settore est di Aleppo, la metropoli del nord della Siria, in mano ai ribelli anti-governativi. Si fa sempre più remota l’ipotesi di una collaborazione russo-americana in chiave anti-Isis (o Stato islamico) e anche le proposte di cessate il fuoco per la distribuzione di aiuti umanitari sembrano ormai tramontate. Intanto ad Aleppo si continua a morire: secondo i dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con base a Londra e una fitta rete di informatori sul territorio, in un anno di raid aerei congiunti fra Mosca e Damasco sono morte oltre 9300 persone. Fra queste circa 3800 erano civili. 

Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, riferisce che Mosca è ancora interessata a un accordo con gli Stati Uniti; tuttavia, secondo l’alto funzionario russo da Washington giunge solo una “retorica poco costruttiva”. Al contempo la Russia “continua” le operazioni aeree a sostegno della “lotta anti-terrorista” lanciata da Damasco.

Secca la replica del segretario di Stato americano John Kerry secondo cui Washington è “sul punto” di interrompere i colloqui con Mosca per le vicende legate ad Aleppo. “È irrazionale - ha dichiarato il capo della diplomazia Usa - nel contesto dei bombardamenti che stanno avendo luogo, sedersi qui e cercare di prendere le cose seriamente”. Nel frattempo il partito Repubblicano, in piena campagna elettorale per le prossime presidenziali di novembre, attacca la Casa Bianca per non aver preso sinora misure più punitive nei confronti della Russia e di Damasco. A stretto giro la risposta di Kerry, il quale avverte che “è facile criticare” ma, aggiunge, “quale sarebbe l’alternativa al momento?”. 

Intanto sul fronte del conflitto decine di famiglie di Aleppo sono riuscite in queste ore a superare la linea di demarcazione che separa la zona est (in mano ai ribelli) al settore ovest, chiedendo protezione al governo siriano. Una fuga dalla zona teatro di pesanti bombardamenti congiunti russo-siriani, nonostante il divieto di abbandonare la zona orientale imposto dalle milizie estremiste islamiche di al Nusra e Harakat Nur Eddin Al Zenki. Un dramma che coinvolge 300mila civili, che vivono da ormai quattro anni nel terrore e che, di recente, sono stati usati come scudi umani.

Gli abitanti della parte ovest di Aleppo - oltre un milione di persone - pur essendo anch’essi in una situazione umanitaria catastrofica, si sono uniti in una catena di solidarietà senza precedenti. Testimoni riferiscono di persone che arrivano da tutte le parti, di tutte le confessioni (musulmane e cristiane), portando con loro il poco che hanno per aiutare gli sfollati. Coperte, materassi, asciugami, giocattoli, cibo, qualcuno ha perfino portato una radiolina con batterie; il governo siriano ha trasferito gli esuli verso un campo di prima accoglienza, già allestito in precedenza.

Le autorità municipali di Aleppo ovest hanno messo a disposizione dei pulmini bianchi, per il trasferimento degli sfollati; da stamane sono attivi camion che caricano acqua, una risorsa primaria che comincia a scarseggiare in questo settore della città. Le autorità hanno allestito un forno per la distribuzione gratuita di pane; al contempo hanno attivato un dispensario medico, per effettuare visite e amministrare le cure agli esuli. In aggiunta vi è anche un team di psichiatri - tutti volontari - che ha dato la propria disponibilità per trattare i traumatizzati.

Nel frattempo, il governo ha aperto le porte della scuola di Jibrin, destinata ad accogliere sin da domani i ragazzi rimasti a lungo privi di istruzione.

Una donna fra le decine di profughi fuggiti dal settore orientale descrive il clima di paura, privazione e divieto che si vive sotto il controllo delle milizie estremiste (e jihadiste) del settore est. “Avevamo difficoltà a garantirci il pane - racconta alla tv di Stato siriana - senza parlare della corrente elettrica e dell’acqua. Non potevamo nemmeno mandare i figli a scuola”. Un uomo ha descritto il “terrore con il quale ci tenevano segregati, facendoci credere di continuo che l’esercito regolare ci avrebbe massacrato tutti. E se avessimo tentato di passare dall’altra parte, la nostra vita non sarebbe più stata in salvo”. I nuovi arrivati hanno lanciato un appello ai loro concittadini rimasti nella parte est della città, invitandoli a “rompere le barriere del terrore” e “passare alla parte ovest”.

Intanto dopo la liberazione del quartiere di Al Farafira nella parte est del centro storico di Aleppo, l’avanzata e la riconquista del settore orientale da parte delle truppe regolari non sembra incontrare più ostacoli. In molti ritengono che la battaglia decisiva per la liberazione della metropoli, salvo complicazioni o veti imposti dagli Stati Uniti, sia imminente.

Sul fronte dei belligeranti giunge però anche voce che i miliziani abbiano ricevuto “un quantitativo eccellente di lancia missili di tipo Grad, con una gettata che raggiunge i 40 km”, da impiegare “nelle battaglie di Aleppo, Hama e della zona costiera”. A riferirlo alla Reuters è Fares Al Biush, uno dei capi delle cosiddette milizie moderate che controllano il settore orientale. 

Il pericolo, come del resto è avvenuto anche in passato, è che armi e munizioni finiscano nelle mani dello Stato islamico (SI). Inoltre, secondo quanto riferisce la rivista Focus al Nusra avrebbe ricevuto un rifornimento di missili anti-aerei trasportabili a spalla. Una notizia che rischia di far aumentare il tunnel di morte e distruzione che da anni colpisce questa parte del pianeta, dove tutti gettano benzina sul fuoco. Dagli Stati Uniti giunge infine voce che molti emirati del Golfo, con l’Arabia Saudita in testa, siano pronti a fornire altri missili anti-aerei ai gruppi ribelli armati e ai jihadisti di Aleppo est.(PB)

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