19/09/2006, 00.00
Islam – Israele
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Importa al mondo musulmano l'opinione del papa cristiano sull'Islam

di David-Maria A. Jaeger, ofm

Nel sentirsi offesi per il discorso di Regensburg (o meglio, per le notizie parziali riportate dai media), è emersa una verità: il pontefice è divenuto un "arbitro" della moralità universale, al quale anche i musulmani guardano. Né Wojtyla, né Ratzinger hanno mai sposato il "conflitto delle civiltà".

Gerusalemme (AsiaNews) – Nell'Angelus di domenica scorsa e nel chiarimento del card. Bertone il giorno prima, il pontefice ha espresso il suo profondo dispiacere per il dolore provato da molti musulmani, in seguito alla diffusione - piena di parzialità - del suo discorso all'università di Regensburg. Grazie alle sue parole, si può sperare che tutta la controversia potrà esaurirsi. Ma cosa si può imparare dalla tempesta conflittuale che ha colpito il mondo in questi giorni?

Anzitutto, l'episodio ha mostrato con evidenza l'importanza universale assolutamente unica che tutti attribuiscono all'ufficio e alla persona del Vicario di Cristo in terra. Grazie soprattutto alla serie eccezionale di papi dal Vaticano II in poi – e anche prima – l'ufficio petrino non è più considerato un fatto interno a una sola organizzazione religiosa, ma una fonte di speranza e di certezza per tutta l'umanità. I musulmani, come i cristiani, e moltissimi altri guardano al papa come un arbitro universale per i valori morali, il difensore ultimo di una giustizia imparziale per tutti, il depositario e l'interprete di tutto quanto vi è di meglio nell'eredità morale dell'umanità. In qualche modo il papa è divenuto la suprema figura paterna per tutti, in ogni luogo.

Tutto ciò è stato evidente in modo speciale nel lutto mondiale espresso alla morte del servo di Dio Giovanni Paolo II. E vale la pena ricordare che per giungere a questa posizione e mantenerla, i papi non hanno in nessun modo rinunciato o annacquato la loro esplicita e costante testimonianza al Cristo risorto. E in effetti è sempre stato chiaro che proprio la loro dedizione nel predicare la salvezza mediante il Cristo morto e risorto, ha fatto maturare l'attaccamento universale alla loro persona e al loro ufficio, come esempio di fede coerente e coraggiosa.

Questo spiega perché quanto dice il papa interessa così fortemente i musulmani. Per questo, le notizie diffuse dai media che il "padre universale" ha bistrattato in modo ingiusto l'Islam e il suo profeta Maometto, hanno causato ferite e dolore in molti musulmani nel mondo.

L'impatto è stato amplificato dal contesto internazionale attuale, dove alcuni nel cosiddetto occidente "cristiano" (vero solo in parte), sono determinati nel demonizzare l'Islam e tutti i musulmani, fino a ipotizzare a loro danno un "conflitto delle civiltà". Come è chiaro, né Giovanni Paolo II, né Benedetto XVI hanno mai avallato questa logica distruttiva; nessun papa potrebbe essere d'accordo nel postulare una tale ingiusta e pericolosa divisione dell'umanità. È anche chiaro che il Papa Benedetto XVI – e prima di lui Giovanni Paolo II - ha denunciato con fermezza la violenza e il terrorismo, ma ha sempre messo in luce che violenza e terrorismo non sono appannaggio esclusivo o intrinseco dei seguaci del profeta Maometto. Anzi, sia papa Wojtyla, sia papa Ratzinger hanno usato ogni occasione, come quella di domenica all'Angelus, per affermare il contrario e per rinnovare le solenni espressioni di profondo rispetto verso i fedeli del Dio unico secondo i precetti dell'Islam, contenute nel Concilio Vaticano II.

In mezzo a tanto polverone di pregiudizio e ostilità, i musulmani hanno sempre guardato al papa come ad un arbitro imparziale e giusto. Per questo essi sono rimasti offesi quando – a causa di una falsa impressione generata da notizie manipolate dai media – è sembrato che non fosse così, e che il papa stesso sembrava dare una mano alle tesi dei detrattori dell'Islam.

La cosa più importante e più urgente  adesso, è che la Chiesa si unisca con forza attorno al papa per eliminare questa terribile impressione e per restaurare l'immagine e la realtà di una Chiesa amica del mondo musulmano e compagna di dialogo "su Dio e su tutte le cose in riferimento a Dio".

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