16/10/2018, 10.43
VATICANO-ASIA
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Simposio di AsiaNews 2018: Giovani che resistono

di Bernardo Cervellera

Al raduno che si tiene oggi, vi sono testimonianze dall’Iraq, dalla Cina, dalla Cambogia, dal Brasile, da Hong Kong. Un contributo al Sinodo dei giovani che si celebra in Vaticano. Superare uno sguardo sociologico e politico del mondo dei giovani. La fede in Gesù Cristo e la compagnia di adulti missionari è la strada per esaltare le qualità dei giovani e portarli ad essere costruttori di una nuova società.

Roma (AsiaNews) – “Giovani che resistono. Testimonianze dall’Iraq, dalla Cina, dalla Cambogia, dal Brasile”: è il titolo che abbiamo dato al Simposio di AsiaNews 2018, che si tiene oggi nel Salone di AsiaNews a Roma, in via A. G. Barrili, 42, a partire dalle 17.30.

Al raduno partecipano: p. Paul Thabet Mekko, sacerdote a Karamles  il primo sacerdote ritornato nella Piana di Ninive (Iraq), dopo la sconfitta e la cacciata dello Stato islamico; P. Luca Bolelli, missionario Pime a Kdol Leu (Cambogia), impegnato nell’evangelizzare i giovani in una società quasi completamente buddista e che risorge dalle ceneri dei Khmer Rossi; Giovanni Pang Chun Yu, educatore salesiano nella megalopoli di Hong Kong; p. Marcelo Farias dos Santos, missionario Pime destinato al Giappone, che racconta il modo in cui è sbocciata la sua vocazione missionaria.

L’incontro di oggi vuole essere un contributo al Sinodo dei Giovani che si sta svolgendo in Vaticano dal 3 al 28 ottobre.

È un contributo un po’ controcorrente: prima e durante il Sinodo siamo stati investiti da statistiche sulla religiosità dei giovani, sulla frequenza alle messe e ai raduni cristiani, sul loro isolamento dalle famiglie e dal mondo degli adulti.

Questo sguardo sociologico non ci soddisfa, come non ci soddisfa nemmeno l’enfasi che si diffonde sulla “partecipazione dei giovani alla vita della Chiesa”, ridotta a una questione politica di maggiori spazi da conquistare, di libertà da difendere, come se la Chiesa fosse uno scheletro istituzionale, vecchio e asfissiante, che opprime giovani e adulti.

Le testimonianze che presentiamo al Simposio sono di giovani che hanno trovato nella fede in Gesù Cristo (non nella sociologia o nella politica) la loro forza e gioia. Essi hanno trovato nella compagnia della Chiesa una fraternità che esalta le loro qualità: lo slancio ideale, il coraggio, la voglia di costruire il futuro. Allo stesso tempo, la saggezza degli adulti che li accompagnano li aiuta a non diventare schiavi non solo dei social network, ma anche dell’opinione pubblica dominante, rendendoli capaci di essere costruttori della società in cui sono inseriti, spesso segnata ancora dalla guerra, dalla miseria, dall’anonimato.

Alcuni commentatori affermano che il Sinodo che si sta celebrando in Vaticano tiene troppo d’occhio l’occidente e i suoi problemi e ha poco una visione davvero universale.

In Occidente siamo abituati a vedere i giovani segnati da ricerca e individualismo, da amicizie virtuali e solitudine. In Oriente non è diverso. Eppure le situazioni che presentiamo al Simposio, dove dominano guerra, sottosviluppo, vita nelle megalopoli mostrano che qualcosa di nuovo sta crescendo, che la fede in Gesù Cristo plasma la vita dei giovani, le loro prospettive vocazionali, l’impegno nella società per quanto distrutta essa sia. Questo “nuovo” dell’Oriente, che è la fede vissuta e testimoniata, può infiammare anche l’Occidente.

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