13/08/2014, 00.00
COREA - VATICANO
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Gu-won Lee: con papa Francesco, proclamare il Vangelo della vita senza gambe né braccia

di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Affetto da gravi malformazioni congenite, il giovane è stato abbandonato alla nascita. Adottato da un sacerdote cattolico, è riuscito a laurearsi all'università cattolica di Daejeon ed è entrato come fratello laico nella Società missionaria di san Luca. "Voglio comunicare alla Corea e al mondo il messaggio di speranza di nostro Signore". Fra due giorni incontrerà il Papa.

Seoul (AsiaNews) - Senza gambe e senza braccia, ma con un'enorme voglia di vivere e tanta gratitudine al Signore per un'esistenza piena di significato. Potrebbe essere questo il riassunto della vita di fr. Gu-won Lee, oggi missionario laico della Società intitolata a san Luca Hwang. Nonostante sia stato abbandonato alla nascita a causa delle gravissime malformazioni congenite, egli è sopravvissuto e ha scelto di dedicare la sua vita a Dio e all'annuncio del Vangelo della speranza fra i disabili della Corea del Sud.

L'incontro con un sacerdote, suo padre adottivo, e il sostegno della comunità missionaria in cui è cresciuto lo hanno reso oggi uno dei membri più attivi del gruppo. Papa Francesco avrà un colloquio personale con fr. Lee durante la visita al "Villaggio dei Fiori" di Kkottongnae il prossimo 16 agosto: subito dopo, il pontefice pregherà presso il "Taeahdongsan", il cimitero dei bimbi abortiti.

Fratello Lee Gu-won (che in coreano significa "salvezza") è nato il 9 maggio 1990 senza gambe e senza braccia. Non ha mai avuto alcun contatto con i suoi genitori e non sa dove è stato partorito: l'unica cosa certa è che è stato abbandonato presso il Centro adozioni Santa Famiglia di Seoul. Il 12 luglio dello stesso anno, p. John Bosco Kim Dong-il va a trovare il giovane Lee all'orfanotrofio: sa che nessuno lo adotterà mai, e per questo chiede al suo vescovo il permesso di diventare lui il padre del ragazzo. Ottenuto il permesso, porta il neonato presso la Società missionaria san Luca Hwang, nella diocesi di Chenogju: qui vivranno insieme alla comunità.

Il suo padre adottivo spiega la sua scelta con parole semplici: "Se non l'avessi portato via con me, sarebbe stato come ucciderlo. Mi rendo conto che un bambino con questi problemi rappresenta un enorme sacrificio economico e di tempo, ma non possiamo basare tutto sulla fatica e sul denaro. La società coreana deve capire che ogni vita è preziosa, anche quella che può sembrare più complicata". I suoi fratelli diventano i missionari di san Luca, che lo accompagneranno per tutto il cammino.

Aiutato da tanti benefattori e dai missionari, il giovane Lee riesce a entrare nel marzo 2008 nell'Università cattolica di Daejeon. Sia lui che suo padre sottolineano che questi risultati non sono stati regalati, ma sono frutto di studio e di fatica: nel frattempo, nel giovane è maturata una vocazione missionaria che lo porta - con il permesso del vescovo - a pronunciare il 31 gennaio 2011 i primi voti del noviziato: "Avevo sentito parlare dai miei fratelli del 'Centro per la vita' della nostra società, e ho deciso di impegnare la mia vita per questo scopo. Il mio sogno è quello di proclamare il Vangelo della vita e l'amore per gli esseri umani".

Nel marzo 2013 riesce a laurearsi e il suo sogno diventa realtà. Oggi lavora presso il Centro, dove conforta i malati e gli abbandonati, e scrive un bollettino mensile che i suoi lettori definiscono "ispiratore". Da parte sua, fr. Lee oggi spiega: "Il p. Bosco Kim mi ha chiesto di annunciare il Vangelo ai disabili. Io prego Dio e lo ringrazio per le sue benedizioni, fra cui quella di poter lavorare a favore nella vita in ambito missionario. Voglio comunicare al mondo e alla Corea, che ha il più alto tasso di suicidi giovanili al mondo, il messaggio di speranza di nostro Signore". 

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