16/09/2006, 00.00
islam - vaticano
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Colpite due chiese a Nablus. Continuano le critiche dei paesi islamici al papa

Palestina, Kuwait, Malaysia, Pakistan, Arabia saudita, Algeria e perfino il New York Times esigono scuse dal pontefice. C'è chi chiede agli ambasciatori musulmani di abbandonare il Vaticano. I possibili giochi di Siria, Iran e al Qaeda.

Roma (AsiaNews) – Continuano a piovere critiche islamiche contro il discorso del papa a Regensburg, insieme a qualche elemento di violenza. Emergono anche ipotesi di un uso politico delle critiche al pontefice.

Stamane a Nablus (Palestina ) due chiese cristiane, una anglicana e una greco- cattolica, sono state colpite da bombe molotov. Non vi sono danni gravi, solo macchie di fumo sui muri. Ayman Daraghmeh, un deputato di Hamas, ha criticato l'attacco e ha chiesto alla polizia palestinese di proteggere i siti cristiani. Il gesto è stato rivendicato da un fantomatico gruppo, "i Leoni del monoteismo".

In Kuwait, il deputato integralista Daifallah Buramia ha chiesto che il governo cessi di concedere permessi per la costruzione di chiese nell'emirato, giudicando il discorso di Benedetto XVI una "offesa all'islam e al suo profeta". In Kuwait, paese islamico,  vi sono una dozzina di chiese aperte per i 200 cristiani locali e per gli oltre 250 mila stranieri.

Anche il primo ministro malaysiano Abdullah Ahmad Badawi si è unito al coro delle critiche, esigendo le scuse di Benedetto XVI per calmare l'indignazione del mondo musulmano. "Il papa – ha dichiarato Badawi, considerato un musulmano moderato – non deve prendere alla leggera lo scandalo che ha provocato… La sua dichiarazione ha seminato la discordia e non incoraggerà il dialogo fra le religioni". Badawi è presidente dell'Organizzazione della conferenza islamica e leader di un paese a maggioranza musulmana, diviso fra una costituzione moderna e laica e leggi regionali che si ispirano all'Islam. Badawi ha espresso le sue critiche all'incontro dei Paesi non allineati in corso a Cuba. Anche il leader pakistano, gen. Musharraf, si è unito al coro.

Il Consiglio di cooperazione del Golfo a Riyadh ha reclamato le scuse personali del papa per le sue frasi "piene di pregiudizi verso l'Islam e il profeta Mometto". In un comunicato diffuso ieri, esso "deplora profondamente" quanto detto dal pontefice, che ha "ignorato deliberatamente" i principi dell'Islam a favore "dell'amore e della pace e non della violenza e della vendetta".

La richiesta di scuse viene anche dal New York Times. In un editoriale di oggi il quotidiano, riferendosi al pontefice, afferma che "è tragico e doloroso quando una semina il dolore in modo deliberato o negligente. Egli deve presentare delle scuse profonde e convincenti".

In Algeria l'associazione dei dottori coranici ha chiesto a tutti i paesi musulmani di ritirare i loro ambasciatori dalla Città del Vaticano perché il papa "lascia intendere che vi sia un legame fra Islam, la violenza e la mancanza di ragione".

Il coro di critiche, manifestazioni e iniziali violenze sembrano ricalcare l'episodio delle vignette contro Maometto, che aveva suscitato manifestazioni e scontri in tutto il mondo islamico. Un'analisi offerta dalla Global Intelligence Stratfor,  mette in luce che anche adesso, come allora, non vi è stata una reazione immediata, ma dopo un certo tempo. Allora, come adesso, "le proteste saranno usate da coloro che cercano un diversivo, una causa per unire i musulmani, o semplicemente un catalizzatore per rafforzare l'estremismo musulmano contro l'occidente". Gli analisti della Stratfor citano fra i "beneficiari" della tensione la Siria, l'Iran e il movimento jihadista di al Qaeda.

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