27/12/2005, 00.00
CINA
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Influenza aviaria: per l'Oms in Cina molti contagi umani possono rimanere sconosciuti

Secondo un responsabile dell'Organizzazione mondiale della sanità, c'è scarsa efficienza del sistema sanitario e una diffusa ignoranza del problema nelle zone rurali. Pechino ancora non fornisce all'Oms i campioni del virus. Allerta per gli oltre 622 mila pellegrini già in Arabia Saudita per l'hajj.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avverte la Cina che potrebbero esserci numerosi contagi umani di influenza aviaria rimasti sconosciuti per la poca efficienza del suo sistema sanitario. Sollecita Pechino a mettere a disposizione campioni degli uccelli malati.

Cina. Nessun campione di virus è stato fornito dalla Cina – ha spiegato il 23 dicembre in una conferenza stampa Shigeru Omi, direttore Oms per il Pacifico occidentale – per i 31 focolai epidemici scoppiati nel pollame nel 2005, nonostante ripetute richieste al ministro dell'Agricoltura. Questi campioni sono essenziali "per poter conoscere quali mutamenti il virus abbia compiuto, cosa davvero vitale per combattere una potenziale pandemia". "Il fattore tempo è fondamentale" e non è chiaro - ha aggiunto – perché Pechino non condivida in maggior misura i campioni di virus.

Il timore è sempre che il virus H5N1 muti in una forma trasmissibile in via diretta tra esseri umani, così da causare una pandemia. In Asia dal dicembre 2003 il morbo ha ucciso 73 persone. In Cina ci sono stati 2 morti e altri 4 casi confermati di contagio.

Pechino fu biasimata da tutto il mondo nel 2003 per avere a lungo nascosto una grave epidemia di Sars, cosa che contribuì alla diffusione mondiale del morbo e alla morte di oltre 8 mila persone. Anche se non risulta che per l'influenza aviaria la Cina nasconda notizie, tuttavia – ha proseguito Omi – la scarsa professionalità ed esperienza delle strutture sanitarie nel vasto Paese fa pensare che casi di contagio umano siano avvenuti senza essere riferiti. "E' un fatto che la qualità dei controlli [sui malati] non è adeguata. Quindi, a mio parere, è possibile che il sistema sanitario non venga a conoscenza di contagi umani". "Non so quanti. E' quanto ognuno si chiede".

Durante la sua ispezione in Cina, Omi si recò nel villaggio dell'Hunan dove un bambino di 9 anni è sopravvissuto al contagio e constatò che la popolazione non sapeva come evitare il contagio né era consapevole del rischio di una pandemia. "Nemmeno il ragazzo – racconta – sapeva queste cose. Per lui le galline erano amici, che toccava senza problemi. Se fosse stato informato, forse avrebbe evitato il contagio". Circa 20 polli della famiglia del ragazzo erano morti per un focolaio di influenza aviaria e la sua sorella maggiore è morta con sintomi di "polmonite", ma fu cremata senza prelevare campioni per analisi specifiche.

In Cina il 70% del pollame è allevato in pollai di cortile e vive a continuo contato con le persone, per cui sarebbe necessaria una massiccia opera di informazione sul problema.

Vietnam. Continuano a emergere nuovi focolai infettivi tra gli uccelli. Il 26 dicembre è stata dichiarata la morte di anatre nella centrale provincia di Quang Tri, una delle 14 zone dove l'infezione era già emersa ma si riteneva debellata. Dal 1° ottobre sono avvenuti contagi in 21 province e città del Paese, con oltre 3,7 milioni di volatili morti o abbattuti.

Arabia Saudita. Grande allerta per il pellegrinaggio hajj alla Mecca, la seconda settimana di gennaio. I 622 mila pellegrini già arrivati sono "non affetti da virus o malattie e - riferisce Hamad al-Manei, ministro della Salute - chiunque è malato sarà rimandato subito al suo Paese". Per la ricorrenza arrivano ogni anno oltre 2,5 milioni di pellegrini da oltre 160 Stati, compresi quelli colpiti dal virus H5N1. Prese grandi misure di prevenzione, per una spesa riferita di 25 milioni di riyal (circa 6,7 milioni di dollari Usa). (PB)

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