12/04/2008, 00.00
HONG KONG
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Card. Zen: dai 150 anni del PIME, una spinta ad evangelizzare il mondo

di Gianni Criveller
Alla messa in cattedrale, presenti anche il vescovo di Macao e di Teramo, oltre a più di 1200 fedeli. Ripercorrendo le tappe della crescita della Chiesa di Hong Kong, il card. Zen sottolinea l’urgenza di far crescere nel territorio evangelizzatori per la Cina e per il mondo.

Hong Kong (AsiaNews) – Più di 1200 persone hanno preso parte ieri sera alla celebrazione in cattedrale per i 150 anni di missione del Pime ad Hong Kong. Alla messa presieduta dal card. Joseph Zen, è seguita una tavola rotonda sulle piste di urgente evangelizzazione per il territorio, la Cina e il mondo.

Dopo la cerimonia del 10 Aprile, svoltasi alla PIME House, e riservata alle autorità e amici, la celebrazione si è spostata nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, costruita da Timoleone Raimondi, il primo vescovo del PIME di Hong Kong, che proprio quest’anno ricorda i 120 anni della propria inaugurazione.

Più di cento sacerdoti hanno partecipato alla messa di ringraziamento. Insieme al card. Zen, erano presenti anche mons. John Tong, vescovo coadiutore, mons. Josè Lai, vescovo di Macao, il vescovo di Teramo mons. Michele Seccia, venuto ad Hong Kong per celebrare i 100 anni di vita e 75 di missione di p. Quirino de Ascaniis, membro della sua diocesi. La Cattedrale era gremita di fedeli, desiderosi di esprimere la loro vicinanza, simpatia e ringraziamento ai missionari del PIME. P. Carlo Tei, che quest’anno celebra 50 anni di sacerdozio, ha letto in cantonese la ‘protesta’ di Giovanni Mazzucconi, ovvero la preghiera che ogni missionario del PIME legge alla vigilia della partenza per le missioni, in cui si chiede al Signore di poter offrire tutta la vita, fino al martirio, per l’annuncio del Vangelo.

Il card. Zen, ispirandosi alle letture bibliche, ha sottolineato i motivi che spingono i missionari a lasciare la loro terra per evangelizzare il mondo. Il cardinale ha ricordato che tra i missionari italiani c’è sempre stata una predilezione speciale per la Cina. “È il Signore” disse Giovanni a Pietro indicando il Cristo risorto (cfr. Giov. 21, 1-14). “È per il Signore – ha spiegato il cardinale - che i missionari hanno lasciato la loro famiglia, hanno rischiato la vita in viaggi pericolosi, hanno affrontato sacrifici e sofferenze, anche la prigionia e la morte. È il Signore l’autore dell’opera di evangelizzazione.”

L’opera missionaria è del Signore perché non è generata da iniziativa umana, ma da una vocazione dall’alto, come dimostra l’esperienza e l’esempio dell’apostolo Paolo, narrata negli Atti 20, 17-35. I missionari, come san Paolo, danno tutto se stessi, per seguire la loro vocazione, e per compiere l’opera di Dio.

Il vescovo di Hong Kong ha poi ringraziato il PIME per “aver creduto nella chiesa locale”, per aver trasmesso la guida della diocesi al clero locale, non tenendo strutture proprie o posti di responsabilità ultime.

Dopo un buffet presso il Centro Caritas, adiacente alla cattedrale, è seguita una tavola rotonda, presieduta da Annie Lam, consulente della Pontificio Consiglio per la Cultura e dirigente di Ucan. Ad essa hanno partecipato più di 500 persone. Tre missionari del PIME (Gianni Giampietro, Dino Doimo, Renzo Milanese) hanno dato vita ad un dialogo con tre prestigiosi rappresentanti della Chiesa locale (Sr. Beatrice Leung, p. John Kwan, e prof. Anthony Lam).

L’elemento chiave dei vari interventi è stata l’evangelizzazione. L’annuncio del Vangelo è l’opera compiuta dai missionari del PIME in 150, ed è ora anche la vocazione a cui la chiesa locale, e tutti i laici sono chiamati a prendere parte.

P. Giampietro ha ricordato come il PIME è ospite ad Hong Kong, anche se per un tempo ha avuto la responsabilità di guidare la chiesa. Ora la missione deve essere continuata da tutti, nessuno escluso. P. Doimo ha illustrato come Gesù ha formato i suoi discepoli per poi mandarli come apostoli. Così i missionari del PIME sono impegnati a formare comunità cristiane affinché siano comunità di apostoli. Non c’è dunque contraddizione tra il servizio pastorale e l’attività missionaria: sono due momenti della stessa opera, di cui Gesù rimane guida e maestro.

P. Milanese ha ricordato che il servizio sociale ed educativo fa parte della missione della chiesa, e che il PIME rimane al servizio della diocesi, seguendo le indicazioni del vescovo ed esercitando una “funzione profetica”.

Sr. Beatrice Leung ha svolto un paragone tra lo sviluppo della Chiesa di Taiwan e quella di Hong Kong, dagli anni 1950 ad oggi. Per Sr. Leung, la chiesa di Hong Kong ha avuto la fortuna di avere una guida autorevole, unitaria, che ha coordinato tutte le presenze e tutti i servizi, senza dispersioni ed “interessi di congregazione”. Inoltre, la chiesa di Hong Kong, a differenza di quella di Taiwan, è maturata e cresciuta legata al territorio, una vera Chiesa locale, non sentendosi come “una chiesa cinese in esilio”. Tutto ciò è merito del PIME, ha detto Sr. Leung, rimproverando però all’Istituto di non aver dato vita ad una Università Cattolica, pur riconoscendo il grande sforzo educativo compiuto negli anni 50 in collaborazione con il governo di allora.

Il p. John Kwan ha sottolineato il dovere dei laici di essere missionari, anche più dei sacerdoti, spesso assorbiti dall’impegno pastorale.

Il prof. Anthony Lam, ricercatore presso l’Holy Spirit Study Centre, ha sottolineato che il PIME ha dato un grande contributo all’educazione, non fondando scuole proprie, ma scuole della diocesi. Egli ha anche ricordato l’impegno dei missionari del PIME nei mezzi di comunicazione, usati per nell’opera di evangelizzazione, dando vita ai settimanali diocesani e ad altre opere di divulgazione del messaggio evangelico.

Il card. Zen ha concluso la tavola rotonda, e ha sottolineato che ogni chiesa deve maturare, e per raggiungere la maturità c’è bisogno di solide fondamenta e di tempo. La piena maturità di una comunità si vede quando essa è capace di formare e inviare missionari ad annunciare il vangelo. Per questo egli si augura che dalle comunità cristiane di Hong Kong sorgano numerosi missionari per continuare l’opera di evangelizzazione in tutto il mondo.

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