19/01/2015, 00.00
CINA
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A picco le Borse cinesi. Si teme lo scoppio della bolla immobiliare

L'Autorità di vigilanza interna annuncia sanzioni contro tre importanti broker nazionali, e Shanghai cede il 7,71%: è la perdita maggiore dal 2008. Nei guai anche Shenzhen, secondo polo finanziario del Paese, che chiude a -3,41%. Problemi anche nel settore immobili, con uno dei giganti del settore a rischio default.

Pechino (AsiaNews) - Le Borse cinesi vivono una nuova "giornata nera" dopo quella del 2008. Il Composite di Shanghai chiude le operazioni cedendo il 7,71% - toccando in giornata anche un margine negativo dell'8,5% - mentre Shenzhen si attesta al -3,41%. Il crollo nasce dalla decisione, annunciata dall'Autorità di vigilanza interna, di sanzionare tre importantissimi broker colpevoli di aver ignorato le regole sulle transazioni.

L'annuncio della Commissione che regola i mercati cinesi (China Securities Regulatory Commission, Csrc) è arrivata lo scorso venerdì 16 gennaio a listini chiusi: la speranza era quella di non incidere troppo sul mercato azionario. Speranza vana, dato che le tre società sono state punite per aver violato le regole sul margin trading per raccogliere capitale tramite i broker, e quindi per aver in un certo senso drogato il mercato. La Consob cinese ha aumentato da 300 a 500mila yuan la cifra che i clienti delle società finanziarie devono mettere a disposizione per operare.

Secondo gli analisti (interni ed esteri), proprio la decisione di applicare controlli più severi sul trading a leva, che si ritiene essere alla base del movimento del mercato azionario, ha provocato il panico sul mercato. Anche i titoli assicurativi e bancari hanno registrato forti perdite. Per Shanghai quello di oggi è il crollo più pesante dal 2008. A picco i titoli dei broker Citic Securities, Haitong Securities e Guotai Junan Securities, dopo che l'Autorità di vigilanza li ha sanzionati sospendendo per tre mesi la possibilità di aumentare i finanziamenti.

Altri nove broker sono stati sanzionati per una serie di comportamenti scorretti, come l'aver prestato denaro a investitori non qualificati mentre la Commissione di regolazione bancaria cinese ha vietato alle banche di prestare denaro alle aziende per investire in azioni, bond, future e derivati.

Secondo Hao Hong, analista della Bocon International Holding sentito da Bloomberg, la Vigilanza sarebbe preoccupata per un rally borsistico che in parte sarebbe stato sostenuto proprio dalla possibilità di operare a leva (attraverso il sistema dei conti basati sul cosiddetto "margin financing"). Tra l'altro Citic e Haingtong avevano recentemente annunciato l'intenzione di raccogliere nuovi capitali da prestare ai propri clienti. I prestiti finalizzati al trading sono balzati dai 400 miliardi di yuan di fine giugno 2014 agli 1.080 miliardi dello scorso 13 gennaio (circa 174 miliardi di dollari).

Nell'ultimo anno la borsa di Shanghai è balzata del 67% tra volumi record mentre sempre più investitori, grandi e piccoli, si sono buttati sul mercato. "I regolatori sono preoccupati che le azioni abbiano corso troppo velocemente, mentre vogliono una crescita misurata del mercato azionario", ha detto Hao. "La Cina sta cercando di mettere le briglie ad un mercato azionario troppo rialzista" ha aggiunto Pauline Dan, responsabile del mercato cinese alla Pictet Asset management di Hong Kong.

Tuttavia, gli analisti sono preoccupati anche dal settore immobiliare. Per la prima volta, la Kaisa Group Holdings Ltd. - uno dei maggiori operatori di questo ambito - non ha pagato gli interessi agli investitori. Anche se la cifra in sé non è troppo rilevante, si tratta di 23 milioni di dollari, il sospetto è che il mercato immobiliare sia vicino al collasso. Un evento simile sarebbe catastrofico, dato che il giro d'affari legato al mattone rappresenta il 16% della crescita economica cinese.

I rapporti sul mancato pagamento evidenziano alcune problematiche legate alla protezione politica del gruppo - che sarebbe legato a un alto funzionario comunista finito sotto inchiesta per tangenti - ma soprattutto la corruzione e la mancanza di regolamentazione di una fetta economica che sarebbe stata gonfiata ad arte nel decennio scorso per mantenere alti i livelli di occupazione e di circolazione dei capitali. 

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