03/01/2005, 00.00
SRI LANKA
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Governo e stampa in Sri Lanka contro commercio degli orfani

Missionario gesuita: "la minaccia più grande alla ripresa sono aiuti internazionali non centrati sull'uomo".

Colombo (AsiaNews) – Lo Sri Lanka è in allerta sul pericolo della tratta degli orfani dello tsunami, ma deve difendersi da un'altra minaccia: aiuti internazionali "non centrati sull'uomo". Padre Michele Catalano*, missionario gesuita a Colombo dal 1976 ha raccontato telefonicamente ad AsiaNews che nel Paese "sono girate voci sulla compravendita dei bambini" dispersi dallo tsunami, ma il governo e la stampa "hanno subito lanciato l'allarme e la popolazione ora è consapevole del rischio". Secondo p. Catalano "ci sarà sempre chi cercherà di approfittare del caos" in cui versano le zone costiere dello Sri Lanka, ma "la consapevolezza del rischio è già un buon passo avanti per evitare che si verifichi". "Lungo le coste - racconta il gesuita - la popolazione è umanamente più sviluppata e ho visto che hanno subito dimostrato grande attenzione e sensibilità al problema degli orfani". Il missionario sottolinea inoltre, che "le aree colpite, dal punto di vista amministrativo sono facilmente controllabili e nell'interno la minaccia del commercio di minori non è così forte".

Il pericolo che si teme in Sri Lanka è che i bambini rimasti orfani o dispersi dallo tsunami, vengano o venduti illegalmente o immessi nel commercio sessuale o sfruttati come servitù domestica. Per questo il governo ha invitato a segnalare all'Autorità nazionale per la protezione del bambino (NCPA) individui o famiglie che tengono in modo illegale orfani della tragedia.

Secondo p. Catalano, l'importante ora è che  gli aiuti delle grandi organizzazioni "si concentrino sull'uomo", sui "reali bisogni dei poveri locali, vere vittime" del disastro naturale. "Spesso – denuncia il gesuita - le organizzazioni internazionali dimenticano l'aspetto umano, dal quale devono partire gli aiuti in queste tragedie". "Da anni – continua p. Catalano – questi organismi e i governi locali parlano di grandi sistemi: crescita del reddito medio pro capite annuo, nuove infrastrutture, turismo; tutte stime generali e che riguardano solo una parte del Paese". Il missionario fa presente che quando si esaminano i vari strati della popolazione la realtà è un'altra: "negli ultimi anni, in 6 distretti la povertà più nera è salita dal 24% fino al 32%". "Il fatto è che si continuano a misurare gli interventi su statistiche generali e quando si passa dagli uffici al campo d'azione i problemi dei poveri vengono lasciati fuori". Padre Catalano sottolinea che "questa gente andava aiutata prima, con case più resistenti e lontane dall'acqua". Il missionario ha detto che "se ci saranno i soldi necessari, costruiremo case popolari  per decine di famiglie in zone più sicure, sopra il livello dell'acqua e più stabili". La Chiesa cattolica locale – ricorda p. Catalano -  ha da tempo programmi sui malnutriti, i drogati i disoccupati gli anziani, ma quando passiamo dalla teoria all'azione non troviamo mai nessuno a cui rivolgerci per avere sostegno".

Intanto nei campi d'accoglienza la gente vuole ricominciare a vivere. Padre Catalano e la comunità dei gesuiti di Colombo sono impegnati in particolare nel campo d'accoglienza di Moratuwa (10 km a sud della capitale, zona al 50% cattolica). Il missionario racconta di volontari europei che fanno giocare al salto della corda bambini e ragazzi insieme alle mamme, ma anche di padri disperati perché hanno la responsabilità di risollevare l'intera famiglia. In generale "sembra che la gente cominci a trovare la voglia di superare il trauma subito e tornare a dire 'siamo bambini, donne, uomini e vogliamo continuare a vivere".

Il bilancio delle vittime in Sri Lanka per lo tsunami del 26 dicembre scorso è di 35 mila morti. (MA)

*P.Michele Catalano è missionario gesuita in Sri Lanka dal 1976; di recente ha ricevuto la Stella d'argento al merito della Solidarietà della Repubblica Italiana. È direttore di un'associazione interetnica ed interconfessionale di nome "Shanti" (pace) che lavora per i più poveri e la promozione della pace nel paese.

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