09/02/2006, 00.00
AFGHANISTAN
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Le vignette, viste dall'Afghanistan: a rischio il lavoro della Chiesa

Il responsabile della missio sui iuris in Afghanistan commenta la guerra delle vignette: l'occidente si liberi dalla sudditanza verso l'Islam, impari il rispetto della religione e approfondisca la conoscenza di sé. Don Santoro, esempio di come queste iniziative vanifichino l'umile  lavoro della Chiesa nei paesi islamici.

Kabul (AsiaNews) - Le vignette "blasfeme" sono iniziativa di un mondo laicista, che non solo non consoce l'Islam, ma neppure se stesso, e rischia di far fallire l'impegno di chi in terra musulmana lavora invece per la pace e la conoscenza reciproca. È questa la preoccupazione di p. Giuseppe Moretti, parroco dell'unica chiesa cattolica in Afghanistan, dove, nelle violente proteste islamiche contro le caricature di Maometto, in due giorni sono morte 8 persone.

Dopo l'assassinio in Turchia di don Santoro, p. Moretti - unico sacerdote cattolico in un Paese al 99% musulmano - sente reale il rischio che la situazione creatasi vanifichi gli sforzi di chi, come la Chiesa, cerca ogni giorno le vie del dialogo nel mondo islamico. "Perché questo non accada – si augura il responsabile della missio sui iuris dell'Afghanistan – l'occidente deve trasformare questo episodio in una lezione: imparare cosa significa il rispetto della religione".

P. Moretti racconta che "la situazione nel Paese, ad oggi è molta tesa: le ambasciate ogni giorno diffondono comunicati che invitano alla prudenza, ma non si sono verificati finora minacce alla comunità dei credenti, tutti occidentali". "Penso che le manifestazioni si esauriranno a breve, ma questa volta non dobbiamo dimenticare".

Il sacerdote invita l'occidente a "liberarsi dalla sudditanza psicologica nei confronti dell'Islam, conservando una posizione di sana critica che si basa sulla conoscenza ed il rispetto". "L'Europa – continua – deve imparare che il suo concetto di libertà è diverso da quello del mondo islamico, prendere atto che l'Islam è anche una religione di Stato. Ci sono canoni che l'occidente, pur mantenendo la sua identità, deve rispettare nei rapporti con i musulmani". "Questo – ed è il nodo cruciale - richiede una più approfondita conoscenza dell'Islam, che a sua volta non è possibile se prima non conosciamo noi stessi".

P. Moretti spiega che "i musulmani hanno grande rispetto per i cristiani che si fanno reali testimoni della loro fede". "Quando vedono che una persona interrompe il suo lavoro per andare a pregare rimangono ammirati – racconta sulla base dell'esperienza afghana – al contrario se sentono che un cristiano non va a messa non solo ne rimangono stupiti, ma è difficile per loro poterlo addirittura stimare".

E proprio il fallimento di un possibile dialogo tra le due religioni sembra il pericolo più grande: "Ne è esempio il sacrificio di don Andrea Santoro". "Questa polemica delle vignette - commenta il parroco di Kabul - mina il lavoro che la Chiesa cattolica fa ogni giorno in terra d'Islam con umiltà, fatica e grandi rischi: cercare i presupposti per far comprendere ai musulmani che il cristiano è un uomo che tende la mano, che apprezza l'amicizia, la testimonianza di fede e il dialogo". P. Moretti ricorda poi il "luminoso esempio" di don Andrea. "Non lo conoscevo, ma lo sento molto vicino anche se faceva un lavoro differente dal mio. Posso solo ammirare la sua scelta per il rischio della missione. Quello che lascia è un grande messaggio d'amore e dedizione agli altri".

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