14/01/2005, 00.00
THAILANDIA
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Niente aiuti alle vittime birmane dello tsunami

di Danielle Vella

La polizia rastrella gli immigrati illegali nei campi d'accoglienza per rimpatriarli. Voci infondate li accusano di saccheggiare gli hotel danneggiati. Il governo non prevede aiuti mirati.

Bangkok (AsiaNews) – Nessun aiuto in Thailandia del sud alle vittime birmane dello tsunami, costrette, invece, ad affrontare discriminazioni, indifferenza e il giro di vite della polizia sulle immigrazioni.

Steven Forrester, direttore delle comunicazioni del Comitato Usa per i rifugiati e gli immigrati (USCRI), ha detto ad AsiaNews che "nel sud lo tsunami ha ucciso, ferito e lasciato senza casa migliaia di birmani". L'operatore dell'Ong, impegnata nella difesa dei diritti dei rifugiati nel mondo, ha denunciato che queste persone "non ricevono un'assistenza adeguata e per paura di essere arrestate o rimpatriate se escono allo scoperto".

Le province meridionali della Thailandia, colpite dallo tsunami del 26 dicembre, sono anche le terre dove trovano rifugio circa 128 mila profughi birmani; la maggior parte di loro è scappata dal Myanmar, dove il repressivo regime militare continua a violare ogni tipo di diritto umano. In migliaia lavorano nell'industria della pesca, della costruzione, in piantagioni di gomma, cantieri navali e industrie turistiche lungo la costa delle Andamane thailandesi.

I programmi di soccorso del governo non prevedono aiuti economici o test del DNA per i profughi birmani nel territorio. Il Bangkok Post, questa settimana, ha denunciato che i lavoratori birmani vengono trattati come se non esistessero.

La vita per i rifugiati birmani in Tahilandia è sempre stata precaria e insicura. Solo una piccola percentuale di loro -  meno del 18% - sono registrati; tutti gli altri sono considerati immigrati illegali. L'USCRI è "estremamente preoccupata" dalla difficoltà di questa gente nell'ottenere  gli aiuti necessari a causa della loro condizione illegale.

La situazione è aggravata da un giro di vite del governo sulle immigrazioni. La polizia si reca nei campi d'accoglienza per le vittime dello tsunami e raccoglie i birmani per poi rimpatriarli. Per evitare di essere arrestati la maggior parte dei birmani si è nascosta e non può nemmeno chiedere notizie sui parenti dispersi nel disastro. 

L'atteggiamento della polizia è reso ancora più intransigente da voci infondate che accusano gli immigrati di saccheggiare gli hotel thailandesi danneggiati dallo tsunami.

Secondo stime di gruppi per i diritti umani, i birmani morti nel maremoto in Tahilandia del sud sono circa 1.000 e altrettanti i dispersi; in migliaia hanno perso famiglia e lavoro e hanno urgente bisogno di aiuti.

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