18/03/2020, 11.33
INDONESIA
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Card. Suharyo: il coronavirus è una prova per la nostra fede

di Mathias Hariyadi

Le preghiere per tutte le persone colpite dall’infezione. Riconoscenza verso le autorità e il personale medico. Nel Paese ci sono stati finora 227 casi, con 19 morti. Restrizioni alla circolazione interna e agli ingressi dall’estero. Limitazioni per i fedeli in chiesa e messe online. Un’altra minaccia: la dengue.

Jakarta (AsiaNews) – “Quella del coronavirus è una sfida umanitaria, ma per noi cattolici è anche una prova per la nostra fede, che deve rafforzarsi attraverso la compassione e la fratellanza. Per questo, rivolgiamo le nostre preghiere per tutte le persone che hanno perso la vita, e per quelle che stanno ancora lottando per guarire ”. È il messaggio di speranza pronunciato oggi in tv dal card. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della locale Conferenza episcopale, mentre l’Indonesia lotta contro la diffusione dell’infezione polmonare.

“L’epidemia – afferma il porporato – ha cambiato le nostre vite, ma noi dobbiamo mantenere la calma e sostenere il lavoro delle autorità per riportare la situazione alla normalità”. Per Suharyo, il popolo indonesiano ha un debito di riconoscenza verso tutti coloro che stanno lavorando per superare la crisi, in particolare i medici e tutto il personale sanitario.

Nel Paese si sono registrati sinora 227 casi di contagio, con 19 decessi. La zona più colpita è l’area metropolitana di Jakarta. Numeri minori si sono avuti a East e Central Java, e nelle Isole Riau.

Le autorità indonesiane hanno adottato una serie di misure per far restare i cittadini nelle proprie case e contenere così la propagazione del virus. Alcune, come la decisione del governatore di Jakarta di limitare la circolazione stradale, sono state però subito annullate per i disagi provocati alla popolazione. Dal 20 marzo sarà vietato l’ingresso ai visitatori che provengono da  Iran, Italia, Città del Vaticano, Spagna, Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito – o che si sono recati in questi Paesi negli ultimi 14 giorni. Gli indonesiani che fanno rientro a casa dall’estero saranno sottoposti invece a un periodo di quarantena.

La Chiesa cattolica locale si è attrezzata per far fronte alla crisi nel periodo pasquale. Le arcidiocesi di Jakarta e Semarang hanno stabilito che i fedeli in chiesa devono mantenere tra loro una distanza di sicurezza; non c’è la necessità di scambiarsi il segno della pace; e non sarà possibile bagnarsi con l’acqua santa. Alcune parrocchie hanno comunicato che si potrà assistere alla messa solo via internet.

I parroci di Santa Bernadette e Santa Cecilia ricordano però che la crisi del coronavirus non deve distogliere l’attenzione dalla lotta al virus della dengue, che ha infettato diversi fedeli. Al riguardo, i leader cattolici locali hanno lanciato una campagna di raccolta fondi per contrastare la diffusione di questa malattia.

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