28/10/2003, 00.00
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Cresce il terrorismo nel Sud-est asiatico

di Bernardo Cervellera

Secondo molti esperti la regione dell'Asia-Pacifico è una specie di bomba ad orologeria che potrebbe far scoppiare tensioni razziali, etniche, culturali e religiose già presenti a uno stato latente. Fra i fattori di innesco della miccia vi è la crescita di fondamentalismo islamico nel sub-continente indiano, ma soprattutto nel Sud-est Asiatico. Gli ultimi avvenimenti in Indonesia e nelle Filippine stanno a dimostrare che il terrorismo in questa zona del mondo è in piena crescita. Le autorità si sono mobilitate in una serie di arresti e sequestri di tonnellate di esplosivi e di armi, ma in tutti i Paesi della zona, perfino nella laicissima Singapore, si moltiplicano le scuole islamiche di stampo fondamentalista.

Fra i gruppi che più preoccupano la comunità internazionale vi è la Jemaah Islamiah (JI), ritenuta responsabile delle esplosioni di Bali e dell'hotel Marriot di Jakarta. Formata a metà degli anni ottanta, ha ormai esteso la sua influenza in Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, con probabili addentellati in Cambogia, Vietnam e perfino Australia. Lo scopo della JI è la costituzione di un governo islamico in tutto il Sud-est asiatico, dal sud della Thailandia fino a tutte le Filippine.

I fatti dell'11 settembre, la guerra in Afghanistan e in Iraq hanno catalizzato ancora di più l'attività della JI, che accoglie ormai nuovi membri non solo dalle fasce più disagiate della popolazione musulmana, ma anche fra studenti universitari e laureati. I suoi campi di addestramento sono stati finora il Pakistan, l'Afghanistan, le Filippine (Mindanao).

A partire dal dicembre 2001, sono stati arrestati almeno 200 membri di JI: 80 in Malaysia, 70 in Indonesia; 30 a Singapore; dozzine nelle Filippine; 8 in Thailandia e in Cambogia. Studiosi del terrorismo affermano che vi sarebbero almeno 500-1000 membri di JI ancora liberi di muoversi e di operare.

Nel luglio scorso la polizia indonesiana ha bloccato un enorme quantitativo di armi: 900 kg di esplosivo, 60 kg di nitroglicerina; 1025 detonatori, fucili, mitragliatrici, pistole, munizioni. Le autorità malaysiane hanno arrestato un uomo con 10 kg di sostanze chimiche, utilizzabili per produrre gas velenosi.

Gli occidentali hanno spesso avuto l'idea che i Paesi del Sud-est asiatico fossero "i Paesi del sorriso", tolleranti e benevoli. L'industria turistica ha puntato tutto su questa immagine. Ora si scopre una realtà diversa.

Come è cresciuto il fondamentalismo?

Fra le cause vanno notate certo le spinte missionarie provenienti dall'Arabia Saudita che finanzia scuole wahabite dell'islam "puro e duro"; l'influenza e l'addestramento di molti musulmani andati in Afghanistan a sostenere la lotta dei talebani; la crisi senza (apparente) via d'uscita fra Palestina e Israele. Ma vanno anche notate le debolezze degli Stati della zona, incapaci di creare controllo alle frontiere; l'implicazione di alcuni di questi (come il Myanmar) nel traffico di droga e di armi. Soprattutto vanno sottolineate le responsabilità dei governi nella carenza di strutture educative. In mancanza di proposte, le famiglie, specie se musulmane, mandano i loro figli alle scuole religiose, o addirittura all'estero, in Medio Oriente.

L'esercito dei talebani ("studenti") era ed è composto di persone che hanno ricevuto finanziamenti e ospitalità per accedere alla laurea nelle città dell'Afghanistan. Assieme agli studi, acquisivano esperienza in tecniche esplosive e guerriglia. Da questo punto di vista, aprire scuole, sostenere l'educazione, è uno dei più importanti investimenti per la pace in questa zona del mondo.

Vale la pena sottolineare un altro elemento. Alcuni Paesi interessati al fondamentalismo, per il timore di vedersi condannati dall'ondata islamica, mettono dei limiti alle altre religioni e in particolare ai cristiani e alla loro missione. Invece la testimonianza dei cristiani dovrebbe essere sostenuta molto di più. Essa è il vero correttivo a una modernità ritenuta spesso "immorale" perché dimentica dei poveri e irrispettosa dei costumi; è l'esempio, contro ogni fondamentalismo, che si possono rispettare i "diritti di Dio" e i "diritti dell'uomo", senza sacrificare gli uni o gli altri. Fra gli esempi più belli che possiamo citare vi è la testimonianza della Chiesa e di molti missionari nelle Filippine a Mindanao.

Le corrispondenze che seguono, da diversi Paesi asiatici, mostrano alcuni importanti segnali sulla crescita del fondamentalismo e sull'intolleranza verso i cristiani.

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