13/06/2024, 15.45
LANTERNE ROSSE
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'Perché io cristiano sono tornato in Cina nonostante le difficoltà'

La testimonianza di un giovane cristiano che dopo 12 anni negli Stati Uniti - e proprio mentre tanti suoi coetanei cercano di scappare in Occidente - ha scelto di rientrare nel suo Paese: "Da un punto di vista spirituale, la Cina è come uno stagno prosciugato: ha urgentemente bisogno del nostro aiuto".

Pechino (AsiaNews) - Anche se la situazione in Cina oggi è “sfavorevole” per i cristiani, molti dei quali preferiscono “scappare” in Occidente in cerca di una “vita migliore”, a loro spetta il compito di “sostenere un sistema di valori diverso da quello laico”, privilegiando “Dio sull’interesse personale”. È quanto scrive in una testimonianza Rex Chen, un cristiano cinese che 12 anni fa ha lasciato il Paese per studi universitari negli Stati Uniti, dopo aver concluso il ciclo delle superiori. Una testimonianza raccolta da Chinese Church Voices, rubrica periodica del sito protestante ChinaSource Blog, nella quale egli invita a valutare “se le nostre azioni si allineano con la volontà e i valori di Dio” andando oltre la ricerca di “vantaggi nella vita terrena”. 

Ripercorrendo il momento in cui l’allora studente cristiano aveva lasciato la Cina, egli ricorda come “molti non capivano perché fossi riluttante” a partire, tanto da pensare in alcuni momenti ad “abbandonare” l’idea di studiare in America. “Questo perché mia sorella, che ha 18 anni meno di me, era appena nata” sottolinea Rex Chen, cresciuto con genitori separati e la mancanza del padre e della madre, una sorellastra da curare nella crescita e col trauma da distacco dai nonni che hanno rappresentato sin da piccolo la sua famiglia. 

Vi era poi una ragione ulteriore, legata alla fede professata: “Come unico cristiano della mia famiglia all’epoca, ero molto preoccupato - ricorda - che se fossi andato a studiare negli Stati Uniti, non ci sarebbe stato nessuno che continuasse a condividere il Vangelo con loro”. Ciononostante, con un carico di ansia e di timore “ho lasciato la mia casa e mi sono imbarcato nell’avventura” andando a studiare in America “da solo”. 

Oggi, a 12 anni di distanza dalla partenza e dai successi accademici, egli ha scelto di tornare anche se, nel frattempo, i nonni sono morti, la sorella è emigrata e molti cristiani cinesi hanno preferito lasciare il Paese “per le ragioni più svariate”. Alcuni perché “non vogliono far crescere i figli in un ambiente come quello della Cina attuale”, altri per mancanza di una “vita comunitaria nella chiesa e di libertà di parola” (e di culto) rendendo di fatto la vita “troppo oppressiva”. Infine, alcuni insistono sull’aspetto economico e le difficoltà “nel fare soldi”. Tutte ragioni valide, prosegue, ma nessuna di queste “mette al centro il bisogno di operare per il regno di Dio”, mentre questa “credo che sia la responsabilità primaria di un cristiano, il suo dovere e la sua responsabilità“. 

Anche se il costo dell’essere cristiani è “elevato”, egli non si capacità del fatto che “molti studenti della Cina continentale non facciano ritorno dopo aver completato gli studi nei seminari”. “Dato il peggioramento della situazione in Cina, l’espulsione di molti missionari, lo smantellamento di molte chiese e l’urgente necessità di più ministri per tornare a servire, ho pensato che la maggior parte di loro sarebbe tornata in Cina. Tuttavia, la realtà - prosegue nella sua riflessione - è esattamente quella opposta: almeno l’80% di quanti completano gli studi nei seminari scelgono di rimanere negli Stati Uniti”, perché alcuni “sono confusi circa la loro vocazione” mentre altri restano negli Usa per “mero egoismo, ipocrisia, codardia”. 

Sottolineando l’importanza di tornare nel Paese di origine, egli rimarca la scelta di molti ebrei che allo scoppio del conflitto fra Israele e Hamas hanno deciso di lasciare le loro case in Occidente per andare a combattere o l'eroismo dei soldati ucraini. “Se queste persone possono fare sacrifici così grandi per i loro Paesi terreni, allora come cristiani - osserva - con la vita eterna e le promesse di Dio, non dovremmo essere ancora più coraggiosi e leali per il regno di Dio?”.

“Tuttavia, spero di vedere un maggior numero di cristiani rimanere in Cina per far fronte alle necessità, poiché la popolazione è vasta, i campi sono ampi e il bisogno è urgente. Tre mesi fa sono tornato in Cina e al mio ritorno ho trovato una situazione più urgente e disperata di quanto immaginassi. Da un punto di vista spirituale, la Cina - conclude Rex Chen - è come uno stagno prosciugato e spero che più persone vengano a servire in Cina, che ha urgente bisogno del vostro aiuto. Aspetto il vostro arrivo qui”.

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