‘Bangalore Cares for Nepal’ consegna 60 case ai terremotati
Le abitazioni sono state costruite con il contributo di due associazioni, italiana e spagnola. Il sisma del 25 aprile 2015 ha distrutto 750mila case; solo 115mila sono state riedificate. Una serie di progetti scolastici, per lebbrosi e altri bisognosi.
Bangalore (AsiaNews) – L’associazione cristiana indiana “Bangalore Cares for Nepal” ha consegnato 60 case in muratura ai terremotati nepalesi che dal 2015 erano in attesa di un’abitazione. Le case sono state costruite nel villaggio di Tartung, nel distretto di Dwalaka, epicentro del potente sisma di magnitudo 7,8 che tre anni fa ha devastato il Paese e provocato la morte di quasi 9mila persone.
L’associazione indiana, guidata da p. George Kannanthanam, è stata tra le prime Ong a raggiungere il Nepal dopo la scossa del 25 aprile 2015 e a mobilitarsi a sostegno delle vittime e dei sopravvissuti. Negli anni ha creato una rete di sostenitori da tutto il mondo, avvalendosi di contributi in gran parte privati. Ad un mese dal sisma, è stata in grado di donare alloggi temporanei a 450 famiglie; poi ha costruito case per i lebbrosi della colonia di Budaneelakanta, alla periferia della capitale, e nel 2017 una scuola per 1000 studenti nel distretto di Kavre (cui ha fornito anche libri, zaini, uniformi e altro materiale scolastico). L’organizzazione è anche riuscita a portare 30 ragazzi a Bangalore, dove hanno frequentato un corso di gestione alberghiera presso l’Echo College; molti di loro hanno ottenuto il diploma e oggi lavorano nei più prestigiosi hotel dell’India, del Nepal e di altri Paesi, e sostengono le famiglie rimaste in patria con i frutti del loro impiego.
P. Kannanthanam riferisce che “le 60 abitazioni sono costate 300mila rupie ognuna [3.700 euro, ndr]. Di queste, 30 sono state edificate con il sostegno di Proclade, un’organizzazione spagnola di missionari clarettiani. Le altre 30 con i finanziamenti di Aifo, associazione italiana con sede a Bangalore”. La supervisione è stata affidata a Caritas Nepal, che ha controllato l’edificazione in un’area molto impervia: situata a 3mila metri sopra il livello del mare, è a circa otto ore di viaggio dalla capitale Kathmandu, da cui dista meno di 200 chilometri. Il metodo utilizzato è stato quello della “guida del proprietario”: ad ogni beneficiario è stata data una somma di denaro per costruire la casa sul proprio terreno e sotto la sua responsabilità. L’intero villaggio ha poi preso parte ai lavori manuali, riutilizzando pietre recuperate dalle case demolite e con legno proveniente dalle vicine foreste.
Secondo Yuvaraj Bhusal, capo esecutivo dell’Autorità per la ricostruzione, il terremoto ha distrutto almeno 750mila case, e finora ne sono state ricostruite solo 115mila, grazie ai fondi donati dalla Banca mondiale e da altri Paesi. P. Kannanthanam aggiunge che “le Ong che operano in Nepal hanno consentito il rifacimento di 20mila dimore. Caritas Nepal ne sta edificando 4825, con il sostegno delle agenzie Caritas di tutto il mondo. Tante altre associazioni cristiane stanno dando il loro importante contributo a sostegno del Paese”.
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