È un kirghiso di 22 anni il responsabile dell’attentato di San Pietroburgo. Il numero delle vittime sale a 14
Tracce di Dna ritrovate sulla borsa contente il secondo ordigno. Identificate anche le prime vittime.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Gli inquirenti russi hanno identificato il probabile colpevole dell’attentato alla metro di San Pietroburgo che, due giorni fa, ha fatto decine di morti e feriti: Akbarzhon Jalilov, kirghiso nato nella città di Osh nel 1995 e naturalizzato russo, si sarebbe fatto esplodere con l’ordigno.
Tracce di Dna di Jalilov sono state ritrovate sulla borsa contente la seconda bomba, lasciata in stazione e disinnescata più tardi. La tesi che entrambe gli esplosivi sono opera della stessa persona è convalidata dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza.
Questa mattina, la commissione d’inchiesta ha affermato di aver perquisito l’abitazione del giovane kirghiso e di aver analizzato alcune riprese della Cctv, nelle quali lo si vede uscire di casa con una borsa e uno zaino.
I resti di Jalilov sono stati rinvenuti sul luogo, ma non è chiaro se il suo nome rientri nell’elenco ufficiale delle vittime. Fra queste c’è anche il kazako sospettato, in un primo momento, per errore: Maksim Aryshev, 20 anni, era uno studente dell’Università statale di San Pietroburgo. La più giovane delle vittime, Ksenia Malyukova, aveva 18 anni. Nell’elenco c’è anche una madre, Irina Medyantseva, morta nel tentativo di fare scudo alla figlia.
Il numero delle vittime è salito da 11 a 14, con la morte di tre persone a causa delle ferite riportate. A quanto afferma il Ministro per la salute Veronika Skvortsova, sono ancora 49 le persone ricoverate in ospedale.
Nessuno ha rivendicato l’attentato, seguito all’appello dell’Isis per attacchi contro la Russia, responsabile degli interventi militari in Siria contro i jihadisti. La Russia è coinvolta da anni nella battaglia contro l’insorgere islamista nella regione del Caucaso, in cui si sono consumati diversi attacchi sanguinosi. A combattere in Siria affianco a Daesh vi sono molti giovani ceceni e dell’Asia centrale (almeno 7mila), molti di essi ritornati in patria.
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