È in sciopero della fame Raif Badawi, blogger saudita condannato per “insulto all’islam”
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Raif Badawi, blogger saudita imprigionato per aver “insultato l’islam” nei suoi scritti online, è in sciopero della fame dall'8 dicembre, dopo essere stato spostato in isolamento in una nuova prigione. Lo afferma la moglie, Ensaf Haidar, che vive con i tre figli in Canada, dove ha ricevuto asilo politico.
Per quattro anni Badawi ha gestito il Liberal Saudi Network, un sito che incoraggiava il dibattito su internet delle questioni più importanti di attualità, di politica e religione. È stato arrestato nel 2012 e condannato in primo grado a sette anni di galera e a 600 frustate. Tuttavia, i giudici della Corte di appello hanno ritenuto troppo lieve la sentenza e hanno comminato 1000 frustate, 10 anni di carcere e una multa di 193mila euro. Il verdetto è stato confermato nel giugno 2015 dalla Corte suprema saudita, che lo ha punito per aver creato un blog “liberale” – poi chiuso – e aver “insultato l’islam usando i media elettronici”.
Il blogger ha ricevuto le prime 50 frustate a gennaio. Secondo fonti canadesi, Badawi sarebbe stato trasferito in una nuova prigione per “ragioni amministrative”. La notizia dello sciopero della fame è stata data dalla moglie su Twitter e non è ancora confermata in modo indipendente. Sul social network la donna ha anche scritto: “Faccio appello a sua maestà re Salman affinché perdoni mio marito. Vi prego di riunire i miei figli con il loro padre”.
Nel 2015 Raif Badawi ha ricevuto due importanti riconoscimenti per la sua azione a favore della libertà di pensiero: il Pen Pinter Prize per “la semplicità degli obiettivi liberali” e il premio Sakharov, l’equivalente europeo del Nobel per la pace. Ensaf Haidar ha annunciato che sarà presente alla cerimonia di premiazione del Sakharov 2015, che si terrà a Strasburgo il 16 dicembre.
L’Arabia Saudita applica una versione rigorosa della legge islamica (sharia) e non tollera alcuna forma di dissenso politico. Nel regno vi è una larga diffusione di internet ed è uno dei Paesi della regione mediorientale in cui vi è il maggior uso dei social network fra cui Facebook e Twitter. Tuttavia, le autorità reprimono con forza anche il minimo tentativo di critica o di richiesta di cambiamento sociale.