Giornale comunista cinese plaude alle Ong estere

E' la prima volta che un giornale del regime dà una valutazione positiva dell'operato di stranieri nel campo sociale. L'autore invita il Partito ad adottare una linea comune sulla questione.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Un importante giornale del Partito Comunista ha pubblicato un articolo in cui per la prima volta applaude l'operato delle Organizzazioni non governative estere che operano in Cina e svela le interpretazioni contrastanti della dirigenza cinese riguardo alla loro influenza. L'articolo, firmato, è apparso sullo Study Times, giornale edito dalla Scuola centrale del Partito.

Esso critica le due visioni estreme delle Ong estere: "Una demonizza l'operato degli stranieri, mentre l'altra le incensa". L'autore spiega che deve essere biasimata la tendenza secondo cui "le Ong tramano nel buio per destabilizzare la Cina", ma ugualmente non deve essere accettata l'idea che "solo esse abbiano contribuito allo sviluppo sociale del Paese".

Le autorità "dovrebbero portare avanti uno studio serio e senza pregiudizi sulla questione, prima di rendere ufficiali le norme che regolano l'operato degli enti stranieri".

Per la prima volta, un giornale ufficiale dà una visione molto positiva del ruolo svolto dagli stranieri che operano nel sociale: per l'autore, la loro influenza "è buona, positiva e pratica". L'autore scrive che "le Ong estere vanno applaudite, perché portano capitali, esperienza e capacità tecnica: con questi mezzi, aiutano lo sviluppo della nazione e portano avanti, rispettandolo, il concetto di stato di diritto". "Questo – aggiunge – è ciò che serve alla Cina per il progresso e lo sviluppo".

Tuttavia, "non si deve ignorare che alcuni di questi enti hanno contribuito anche allo sviluppo della corruzione, di cui hanno notevole responsabilità". L'autore non fornisce esempi concreti, ma aggiunge che "è limitata la capacità di reperire fondi ed applicarli in progetti utili".

L'articolo viene pubblicato proprio nel corso di una campagna di inchieste governative sulle Ong estere e nazionali che dura oramai un anno.

Secondo Nick Young, editore del China Development Brief (organizzazione di Pechino che controlla l'attività delle Ong che operano in Cina), questa ondata di inchieste è collegata alla paura che possa avvenire in Cina una "rivoluzione colorata" come quelle che negli scorsi anni hanno scosso l'Asia centrale, l'Ucraina, la Georgia ed il Kyrgyzistan.

Young sottolinea come un rapporto preparato dalla sua organizzazione "rende evidente che le Ong ed il governo hanno gli stessi obiettivi" ed invita il governo "a non aver paura di chi opera nel sociale". In ogni caso, le inchieste "hanno avuto un ruolo positivo, perché hanno ridotto l'alone di mistero che ha circondato fino ad ora le Ong".

Young conclude dicendo che "grazie alle inchieste, la leadership comunista ha potuto capire che il messaggio delle Ong è positivo, che all'interno di queste lavorano bravi ragazzi che vogliono dare una mano e che, fattore fondamentale, i loro obiettivi non sono anti-cinesi o anti-comunisti".