La UE sia generosa per ricostruire il Libano e fermare la fuga dei cristiani
di Samir Khalil Samir, sj

Dopo le timidezze diplomatiche, alla Conferenza dei Paesi donatori  a Stoccolma, l'Europa ha possibilità di rifarsi con gli aiuti alla ricostruzione. E salvare il Libano interconfessionale.


Beirut (AsiaNews) – Fra due giorni, il 31 agosto, a Stoccolma si tiene la Conferenza internazionale dei paesi donatori per aiutare a ricostruire in Libano case, strade, e vite stremate dal conflitto fra Israele ed Hezbollah. Nella lista dei Paesi invitati vi sono gli Stati Uniti, il Giappone, diversi Paesi del Golfo e  rappresentanze europee di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, ecc..

Durante queste 5 settimane di guerra l'Europa non ha avuto un grande peso nella diplomazia. Forse potrà cercare di rifarsi adesso nella ricostruzione del Libano. Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo stima i danni a più di 15 miliardi di dollari (12 miliardi di euro). Più di 15000 abitazioni, 80 ponti e 94 strade sono stati distrutti. Migliaia di imprese sono ferme e l'economia è al suo livello più basso. In più il Libano ha già sulle spalle i prestiti per ricostruire il paese dei cedri dopo la guerra del 1975-1990. Per essa, sono stati necessari 38 miliardi di dollari di prestiti internazionali, cioè il 200% del prodotto interno lordo. E' ora che l'Europa venga in aiuto al Libano, se vogliamo che il disastro economico non spinga la gente in difficoltà nelle braccia di Hezbollah e di altri movimenti integralisti. Si sa che proprio Hezbollah ad ogni famiglia del sud e di Beirut che ha perso la casa sta regalando 12.000 dollari in contanti: una tattica politica molto abile e pericolosissima per il futuro del Libano.

Una delle conseguenze è la partenza - per non dire la fuga - dei cristiani. Anzitutto per motivi religiosi: essi non si sentono più "a casa" e temono l'islamizzazione; poi per motivi politici (le guerre continue); economici (l'economia è ferma); morali (non condividono le manipolazioni della politica mondiale, araba e mediorientale). Siccome la stragrande maggioranza degli emigrati libanesi in America, Europa ed Australia è cristiana, essi hanno più tendenza dei musulmani ad emigrare definitivamente in Occidente. L'instabilità del Medio Oriente pesa più sui cristiani che sui musulmani, che non si sentono più a casa, non nel Libano (dove sono ancora relativamente ascoltati) ma nel Medio Oriente. Negli ambienti di giovani cristiani circola un terribile aneddoto: la bandiera libanese (due bande rosse e nel mezzo una larga banda bianca con il cedro verde al centro) è stata modificata: al posto del cedro c'è una valigia! I giovani dunque se ne vanno!

Giovedì 31, su invito della Svezia, i Paesi donatori per il Libano si radunano. Speriamo che l'UE sia tra i più forti investitori per evitare che il Libano perda la sua specificità in Medio Oriente.