Il Natale del Covid, dei poveri e dei malati
di Bernardo Cervellera

Oltre a mascherine, distanziamento sociale e disinfezione delle mani, c’è il rischio di una messa “pomeridiana” di Natale, o magari cancellate del tutto: l’Unione europea suggerisce di eliminare tutte le celebrazioni liturgiche, sostituendole con eventi online! Si litiga sull'ora della messa, mentre ci stiamo abituando al fatto che lo Stato sia uno Stato “sanitario” che gestisce (non: serve) la nostra salute. Natale è la Vita che entra nelle tenebre e nell’ombra di morte: il Bambino Gesù delle icone orientali è fasciato come in un sudario, simile a quello del Cristo nel sepolcro.


Roma (AsiaNews) - Il Natale di quest’anno si annuncia molto sobrio. Anche se qua e là si addobbano balconi, strade e vetrine, l’atmosfera non è chiassosa: domina su tutti la preoccupazione della pandemia che come un nemico invisibile sembra pronto a ghermirci nel momento in cui ci distraiamo dalle regole anti-Covid: mascherine sanitarie, distanziamento sociale, lavaggio e disinfezione delle mani.

Alla perduta atmosfera di festa non aiutano nemmeno le regole statali sui limiti ai viaggi, ai raduni familiari, alle celebrazioni liturgiche. In Italia, per esempio, essendoci il coprifuoco alle 22, quasi senz’altro si dovrà celebrare le messe “della notte di Natale” nel pomeriggio della vigilia, o qualche ora prima del “tutti a casa” prodotto dal coprifuoco.

I media hanno molto dibattuto sul fatto se sia giusto anticipare o posporre a dopo il coprifuoco la messa di Natale. Sinceramente mi sembra un problema di lana caprina. Nei Paesi di missione, dove vi sono pochi sacerdoti (ad esempio in Myanmar o in Cambogia), è tradizione che il Natale si festeggi il giorno in cui arriva il sacerdote che – girando di villaggio in villaggio – avrà già celebrato 10-20 messe “della notte di Natale”!

Un altro esempio: quando si va in pellegrinaggio in Terrasanta, è tipico celebrare a Betlemme la messa della notte di Natale, anche se il calendario dice che si è in aprile, o maggio, o settembre, o ottobre. Natale, la festa del Dio-con-noi la si celebra il 25 dicembre, ma in fondo, ogni giorno è Natale perché ogni giorno si fa memoria del Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Purtroppo, anche fra i cristiani si sono creati due partiti: quelli che senza la messa di mezzanotte dicono che non è valida la festa, e quelli che sono pronti a cambiare l’orario e perfino a non celebrare alcuna messa in nome della prevenzione dal Covid. Entrambi sfuggono a una questione: può uno Stato determinare addirittura un coprifuoco limitando la libertà religiosa e anche la libertà di commercio (se si pensa a tutti i ristoratori, attori di teatro, di cinema…)? Non sarebbe più rispettoso di tutta la comunità sociale (non solo dei cattolici) che lo Stato desse indicazioni precise per limitare la diffusione del virus e lasciasse alle varie componenti di attuare quelle indicazioni, magari punendo i contravventori? Forse ci siamo così abituati ormai al fatto che lo Stato sia uno Stato “sanitario” che gestisce (non: serve) la nostra salute, che ormai non ci resta che accapigliarci fra fedeli sull’orario della messa, quando in ballo c’è molto di più. E a quanto pare l’Unione europea suggerisce di eliminare tutte le celebrazioni liturgiche, sostituendole con eventi online!

Ad ogni modo, la povertà e le strettoie con cui celebreremo quest’anno Natale ci servirà a stare più in sintonia con il suo mistero. Le nostre celebrazioni determinate dal Covid ci ricordano che Cristo è venuto “nelle tenebre e nell’ombra di morte”, è nato in una stalla, “non c’era posto per loro nell’albergo” (cfr. Luca 2,7).

I teologi ortodossi fanno notare che il Bambino Gesù delle icone orientali del Natale è fasciato come in un sudario, simile a quello del Cristo nel sepolcro; che la grotta buia e spigolosa ricorda quella del sepolcro vicino al Calvario.

Per questo, nel mio Natale, voglio essere vicino a tutti i malati di Covid e non solo, che anche senza saperlo, fanno parte di questo presepio dove la Vita combatte con la morte e inizia la Sua vittoria.

È anche un Natale in cui non dimenticarsi delle tante persone colpite dalla crisi economica conseguente all’epidemia. In questi mesi abbiamo ricevuto richieste di aiuto non solo dall’Italia, ma da molte parti: India, Pakistan, Libano, Iraq, Thailandia, … E le nostre possibilità sono divenute esigue perché anche AsiaNews si trova a fronteggiare la crisi economica: abbiamo sempre vissuto della carità dei nostri lettori e il loro impoverimento causa anche il nostro.

Per questo il mio augurio di quest’anno è che possiamo celebrare il Natale vicini ai malati, vicini ai poveri, vicini ad AsiaNews. E questo è davvero un percorso vicino a Gesù, che “da ricco che era si è fatto povero per noi” (cfr. 2 Cor. 8,9). Buon Natale.

 

 

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