Chiese del Medio oriente: proteggere l'autodeterminazione del Nagorno-Karabakh
di Fady Noun

Il Cemo-Mecc ha pubblicato un comunicato a difesa delle popolazioni cristiani dell’Artsakh. Vanno protetti da possibili abusi e rappresaglie, assicurandone al contempo la libertà di culto. L’accordo raggiunto ora non garantisce una pace vera e duratura. Serve un “nuovo ordine regionale” per rispondere alle aspirazioni di tutti. 


Beirut (AsiaNews) - Il Consiglio delle Chiese del Medio oriente (Cemo-Mecc) ha pubblicato il 23 novembre scorso un comunicato in cui si reclama per la regione del Nagorno-Karabakh (Artsakh) un diritto a un nuovo ordinamento duraturo e, in ultima analisi, all’autodeterminazione. Nel frattempo, esso chiede anche che la popolazione di questa regione sia protetta da abusi e rappresaglie, che il proprio patrimonio cristiano sia preservato e che possa beneficiare della libertà di credo e di culto. 

Ecco, di seguito, il passaggio fondamentale del comunicato: “Le sei settimane di conflitto armato sanguinoso ad Artsakh - nome armeno della regione del Nagorno-Karabakh - si sono concluse con un cessate il fuoco, entrato in vigore alla mezzanotte fra il 9 e il 10 novembre scorso. In realtà, questo accordo lascia la regione sprovvista di una pace vera e duratura. Le disposizioni atte a garantirla sono fragili e permettono, tutt’al più, di mantenere uno stato di coesistenza teso [...]”. 

“In qualità di organizzazione religiosa e umanitaria, i cui obiettivi sono la ricerca della riconciliazione e del riavvicinamento fra popolazioni e gruppi armati in guerra fra loro [...], il Consiglio delle Chiese del Medio oriente lancia un appello ai protagonisti del conflitto e alle parti internazionali coinvolte, perché assicurino il rispetto del cessate il fuoco in Artsakh. Questa garanzia serve per instaurare uno stato di calma sul piano regionale, che sarebbe peraltro di giovamento a tutte le parti in causa, e fornirebbe l’occasione per chiarire lo status giuridico dell’Artsakh, proteggendo le migliaia di persone che sono ancora oggi in pericolo”. 

“Le Chiese armene sono parte integrante ed essenziale del Consiglio delle Chiese del Medio oriente e figurano fra i propri membri fondatori. Esse sono nel cuore delle sofferenze dell’Artsakh e delle preoccupazioni che nutrono le popolazioni locali circa la propria sorte futura. Di conseguenza, il Cemo manifesta tutta la propria preoccupazione per la libertà religiosa e la libertà di culto, unita alla sorte delle persone che potrebbero essere oggetto di diverse tipologie di rappresaglia. Al tempo stesso vorremmo anche esprimere - prosegue la nota - tutta la nostra inquietudine per il patrimonio cristiano di questa regione, ivi comprese le chiese, i monasteri, i monumenti e i musei, che sarebbero oggetto di minaccia di distruzione o che rischiano di essere completamente rasi al suolo”.

“Noi lanciamo dunque un appello a tutte le organizzazioni internazionali, perché collaborino alla protezione delle persone, dei beni religiosi e di tutto il patrimonio dell’Artsakh, Esso ha il diritto all’autodeterminazione, come tutte le altre nazioni o popoli del mondo. Sottolineiamo al contempo l’importanza dell’instaurazione di un dialogo sincero fra tutte le parti interessate, per compassione verso i cittadini di questa regione. Questo approccio aprirebbe la via allo stabilimento di misure necessarie per dar vita a un nuovo ordine regionale che possa rispondere alle aspirazioni di tutti i protagonisti del conflitto attuale, in modo da raggiungere così una pace a lungo agognata”.