Chiesa ortodossa bielorussa all’estero: anatema su Lukašenko
di Vladimir Rozanskij

Nel documento, pubblicato a Toronto, il presidente viene definito “dittatore”, “carnefice del popolo bielorusso” e “posseduto dal demonio”. La Chiesa ortodossa autocefala bielorussa è presieduta dall’arcivescovo Svjatoslav Login ed è legata alla Chiesa ucraina riconosciuta da Costantinopoli. A Minsk manifestazioni, scioperi e licenziamenti.


Mosca (AsiaNews) - La Chiesa ortodossa autocefala bielorussa (Coab) ha pubblicato un solenne anatema contro il presidente Lukašenko, chiamandolo “ex-presidente della Bielorussia”, “auto-chiamato” (samozvanets, un termine storico per i rivoltosi russi), “dittatore” e “carnefice del popolo bielorusso” e dichiarandolo “posseduto dal demonio”, come riferisce la sezione bielorussa di Radio Svoboda.

La Coab è un insieme di parrocchie ortodosse bielorusse distribuite in vari Paesi (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Australia, oggi anche in patria) che si sono unite in esilio durante gli anni sovietici, auto-proclamandosi Chiesa autocefala, non riconosciuta dalle altre Chiese ortodosse del mondo. È presieduta dall’arcivescovo Svjatoslav (Login, foto 1), nato a Cernigov in Ucraina, dove agli inizi degli anni ’90 divenne sacerdote del Patriarcato ucraino di Filaret (Denisenko), poi confluito nella nuova Chiesa autocefala ucraina riconosciuta da Costantinopoli, e quindi da Alessandria e Cipro. Svjatoslav risiede a New York e porta il titolo bielorusso di Novogrudsk.

L’anatema contro Lukašenko (foto 2) è stato pronunciato il 22 novembre durante una solenne liturgia nella chiesa di San Kirill di Turovsk (un antico vescovo della Rus’ primitiva, oggi in territorio bielorusso) nella città canadese di Toronto, dove vivono molti bielorussi. Nel testo ufficiale si legge che l’arcivescovo e i suoi sacerdoti pregano “per la salute delle vittime e dei reclusi, e per la salvezza eterna delle persone pacifiche uccise durante le proteste, per i difensori della Bielorussia, le cui sofferenze e sacrifici non rimarranno senza frutto, e ispirano i compatrioti nella lotta contro il male e la menzogna in favore del bene, della libertà e dell’indipendenza della nostra Patria”. Lukašenko è stato scomunicato ed espulso dalla Chiesa ortodossa, alla quale peraltro formalmente non appartiene.

L’autocefalia della Chiesa, a imitazione di quella ucraina, è uno degli scenari peggiori temuti dal contestato presidente, che a maggio 2019 ha fatto condannare da un tribunale di Minsk due sacerdoti della Coab, padre Leonid Akalovitch e lo ieromonaco Vikentij (Kavalkov), accusati di “organizzare azioni politiche sovversive di massa” e attentato contro lo Stato dopo aver radunato una folla in piazza della Libertà, nel centro di Minsk, per recitare un rosario ortodosso (moleben) in memoria delle vittime dello stalinismo.

Nel Paese continuano intanto le marce di protesta: anche domenica 22 novembre hanno portato a Minsk a oltre 300 arresti e svariate violenze degli Omon. I manifestanti si sono radunati a decine di migliaia, suddivisi in piccoli gruppi in varie zone della capitale, per cercare di sfuggire ai blocchi e alle retate della polizia. I cortei si sono formati nei cortili dei condomini in quasi tutta la città, e questo sarà il formato scelto anche nei prossimi appuntamenti di protesta.

La fase attuale delle manifestazioni deve affrontare anche la seconda ondata della diffusione di Covid-19, molto intensa anche in Bielorussia, e quindi la necessità di rispettare le misure di prevenzione sanitaria. Moltissime persone hanno perso il lavoro nel Paese a causa delle proteste e degli scioperi, che hanno provocato licenziamenti di massa e abbandono dei posti di lavoro. Molte preoccupazioni derivano dal blocco quasi totale della produzione e della vendita di gomme chiodate per automobili, senza le quali sarà assai difficile circolare sulle strade invernali.