Kabul: pronti a liberare 2mila miliziani talebani

L’annuncio del governo è avvenuto dopo che la guerriglia ha proposto una tregua di tre giorni per l’Eid al-Fitr. Le trattative di pace si sono arenate proprio sul problema dello scambio dei prigionieri. Gli Usa si ritireranno entro il 2021. Finora il conflitto ha fatto 157mila morti, di cui 43mila civili.

 


Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Il governo afghano libererà 2mila prigionieri talebani, lo ha annunciato ieri il presidente Ashraf Ghani. Il giorno prima, la guerriglia islamica si era detta pronta a rispettare una tregua di tre giorni per l’Eid al-Fitr, la festa che chiude il Ramadan, il mese di preghiera e digiuno sacro all’islam.

Le autorità di Kabul hanno dichiarato di essere pronte a riprendere i colloqui di pace con i miliziani fondamentalisti. Il mese scorso le due parti si sono incontrate per tentare di porre fine al conflitto, che si protrae da quasi 20 anni; le trattative si sono arenate proprio sulla questione dello scambio dei prigionieri.

Il dialogo inter-afghano è partito a febbraio, dopo che gli Stati Uniti hanno siglato un accordo con i talebani. Washington si è impegnata a ritirare le proprie truppe dal Paese entro il 2021 – e lo stesso faranno gli alleati degli Usa. In cambio, gli Usa chiedono l’impegno dei leader talebani a tagliare i legami con le altre organizzazioni jihadiste, a deporre le armi e a negoziare una pace con il governo.

Finora Kabul ha liberato 1000 guerriglieri talebani. In base a una prima intesa dovrebbe rilasciarne altri 4mila. Ghani chiede che la guerriglia liberi a sua volta 200 soldati delle forze regolari. Secondo fonti governative, al momento ne sono stati rilasciati solo la metà.

I talebani, guerriglieri di etnia pashtun originari del sud del Paese, sono attivi in quasi tutte le province afghane. Washington e le forze dell’Alleanza del nord (formata in prevalenza da tagiki e uzbeki) rovesciarono il governo talebano tra la fine del 2001 e gli inizi del 2002, subito dopo l’attacco alle Torri gemelle e al Pentagono. Il gruppo fondamentalista ospitava i leader di al-Qaeda, responsabili degli attentati sul suolo americano.

Secondo dati della Brown University, il conflitto ha provocato 157mila morti, di cui 43mila civili. Le forze Usa, che hanno al momento 13mila unità sul campo, supportate da 17mila effettivi messi a disposizione dalla Nato e altri partner, hanno subito circa 2200 perdite.