Caritas India, una task force contro il coronavirus: 'Non lasceremo nessuno da solo'

Nel Paese il numero dei contagiati è salito a 116 e ci sono i primi due decessi. L’organismo cattolico dirama un avviso sanitario al personale, ai partner sul tutto il territorio e ai beneficiari dei programmi. La campagna di Quaresima “riadattata” al contrasto della pandemia. Arcidiocesi di Goa e 15 Chiese protestanti del Mizoram impongono il rispetto delle norme igieniche.


New Delhi (AsiaNews) – Caritas India “sta preparando una task force d’emergenza e pianificando una riunione a livello nazionale per valutare la situazione e progettare le azioni da adottare nel breve periodo”. Lo annuncia ad AsiaNews p. Paul Moonjely, direttore esecutivo dell’organizzazione sociale della Chiesa cattolica. Da sempre in prima linea nella gestione delle crisi umanitarie, Caritas si è attivata per l’attuale emergenza coronavirus che ha colpito il Paese e ha come obiettivo non lasciare nessuno da solo a fronteggiare questa situazione. “Vogliamo raggiungere – continua il sacerdote – anche le comunità più isolate e sostenerle con le loro necessità di sussistenza”.

Patrick Hansda, coordinatore delle pubbliche relazioni di Caritas India, riporta che essa ha diramato un avviso a tutto il personale, ai partner sul territorio e ai beneficiari dei programmi affinchè riducano il rischio di contagio e seguano le indicazioni sanitarie di prevenzione. Intanto oggi il numero aggiornato di persone che hanno contratto il Covid-19 è salito a 116. La situazione in India, dice Hansda, “è allarmante. La pandemia ha creato diffusi sentimenti di paura tra le masse, in particolare dopo i primi due decessi, uno a New Delhi e l’altro in Karnataka”.

Cariast India, afferma p. Moonjely, ha a cuore la salute della popolazione “è stiamo valutando con serietà la questione sanitaria, anche all’interno della nostra campagna di Quaresima conto la fame e le malattie. Vogliamo costruire la resilienza della comunità e supportare i partner nel contrasto alla pandemia”.

Accanto all’impegno della Caritas, altre Chiese invocano il rispetto delle regole basilari di prevenzione del contagio, come lavarsi le mani di frequente ed evitare il gesto della pace. Tra queste, l’arcidiocesi di Goa e Daman, che recepisce la circolare sui comportamenti da adottare durante le funzioni religiose diffusa la scorsa settimana dal card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci). Mons. Felipe Neri Ferrao, capo della Chiesa locale, ha invitato i fedeli a non baciare il crocifisso e i sacerdoti a purificare le mani con gel igienizzanti prima di distribuire le ostie, rigorosamente nella mano del fedele.

Il giorno del Venerdì Santo, afferma il prelato, “saranno idonee le benedizioni con la croce alzata. Coloro che desiderano mettersi in fila, faranno un inchino e se ne andranno”. Se qualcuno ha avuto contatti con persone contagiate, aggiunge, “chiedetegli di non venire alle funzioni pubbliche per almeno due settimane”. La direttiva rimarrà in vigore fino alla domenica di Pasqua, il prossimo 12 aprile.

Ieri il governo indiano ha chiuso le frontiere con tutti i Paesi confinanti. Il giorno precedente, quello di Goa ha ordinato il blocco delle attività di scuole, cinema, bar, ristoranti, piscine e casinò. Ancor prima, l’11 marzo lo Stato nord-orientale del Mizoram aveva transennato i confini, sia con gli altri Stati indiani che con i Paesi confinanti (Bangladesh e Myanmar). A sostegno dell’amministrazione, il Mizoram Kohhran Hruaitute Committee, che riunisce 15 Chiese protestanti, ha chiesto di rispettare le regole. Poi ha invocato “l’intervento di Dio affinchè preservi la popolazione e contenga la pandemia a livello globale”. (A.C.F.)