Il coronavirus minaccia l’economia cinese (e quella globale)

Il virus sta già danneggiando consumi e turismo. A rischio le economie che dipendono dalla domanda cinese. Le multinazionali stanno evacuando gli impiegati degli stabilimenti situati nelle aree interessate dall’epidemia. Wuhan genera un volume d’affari pari a 214 miliardi di dollari Usa, circa l’1,6% del Pil cinese.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Collegamenti aerei e trasporti interrotti, pacchetti turistici cancellati, chiusure temporanee degli esercizi commerciali ed oltre 50 milioni di persone sottoposte a regime di quarantena: sono alcune delle misure adottate da Pechino per contrastare la diffusione del virus nel cuore dell’emergenza, la provincia di Hubei. Il capoluogo Wuhan è uno dei principali motori per la crescita economica del Paese, che quest’anno Pechino stima al 6,1% - la più bassa in 30 anni. Prima della crisi, il governo di Wuhan prevedeva una crescita superiore al 7,8%. La città, dove risiedono 11 milioni di persone, genera un volume di affari pari a 214 miliardi di dollari Usa, circa l’1,6% del Pil cinese. Situata in una regione centrale della Cina, Wuhan è uno snodo vitale nel settore della logistica, in quello della produzione di automobili e dell’industria siderurgica.

L'altro ieri Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo monetario internazionale (Imf), ha dichiarato che al momento “sarebbe irresponsabile offrire speculazioni su ciò che potrebbe accadere” all’economia cinese. L’economista ha citato l'esperienza dell'epidemia di Sars nel 2002-2003, che ha rallentato la crescita a breve termine, ma poi l'economia si è adeguata. Tuttavia, l’emergenza di allora si è verificata in un momento in cui l'economia cinese era in piena espansione. Quella attuale accade mentre le autorità assistono al rallentamento dovuto in parte alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Gli economisti stanno cercando di stimare gli impatti del coronavirus sul Pil cinese. Analisti di UBS Group AG, Nomura Holdings Inc. e Barclays Bank Plc. stanno studiando i dati risalenti allo scoppio della Sars del 2003 per trovare indicazioni. Barclays afferma che la fiducia dei consumatori cinesi e le loro attività di spesa ne risentiranno: questo porterà via tra lo 0,1% ed il 0,2% al Pil nel primo o nel secondo trimestre. Per Standard & Poor's, se in tutta la Cina la spesa per cose come trasporti e intrattenimento diminuisse del 10%, la crescita complessiva diminuirebbe di circa 1,2 punti percentuali.

Sebbene sia troppo presto per valutare il pieno impatto dell’emergenza sull’economia di Pechino, è evidente che il virus sta già danneggiando i consumi e il turismo. Secondo analisti, l’epidemia minaccia anche la fragile stabilizzazione nell'economia mondiale, pronta a beneficiare della fase uno dell'accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina e segni di un'inversione di tendenza nel settore tecnologico.

In Cina, anche la produzione industriale subirà un impatto – in un momento in cui le fabbriche si apprestavano a tornare a pieno regime dopo il Capodanno lunare – così come gli investimenti privati. Ciò influirà sulle economie che dipendono dalla domanda cinese: i vicini asiatici e gli esportatori di materie prime soffriranno le conseguenze peggiori. Intanto, le multinazionali stanno evacuando gli impiegati degli stabilimenti situati nelle aree interessate dall’epidemia; gli operatori di parchi a tema, cinema, rivenditori e catene di ristoranti sospendono o limitano le operazioni per proteggere i lavoratori.

Gli effetti economici della crisi si avvertiranno in altri Paesi. La Cina ha cancellato i pacchetti turistici all'estero ed il ritardo nel riprendere l'attività dopo le festività ha influito sulla domanda di importazioni. Hong Kong, Thailandia, Vietnam, Singapore e Filippine sono più a rischio data la dipendenza da visitatori cinesi e l'elevata quota rappresentata dal turismo nel loro Pil. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del Turismo (Omt), ogni anno i turisti cinesi spendono 258 miliardi di dollari all’anno – quasi il doppio degli statunitensi.