Attenti alle conversioni forzate con il ‘love jihad’: la circolare della Chiesa letta alle messe

In Kerala, non tutte le chiese di rito siro-malabarese si sono attenute alla lettura della direttiva. I vescovi indiani sono preoccupati per le presunte conversioni estorte con la forza a ragazze cristiane, sedotte e poi radicalizzate alla “guerra santa” islamica.


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – In Kerala diverse chiese cattoliche di rito siro-malabarese hanno letto una circolare che invita i fedeli a fare attenzione alla pratica delle conversioni forzate denominata “love jihad”. La direttiva è stata letta ieri durante le messe della domenica, nonostante le critiche che si sono abbattute sulla Chiesa per la scelta di condividere le proprie preoccupazioni sulla questione delle presunte conversioni estorte con la forza a ragazze cristiane, sedotte e poi radicalizzate. La pratica infatti è anche uno dei cavalli di battaglia della destra nazionalista.

Le preoccupazioni delle gerarchie ecclesiastiche sono state sollevate durante la recente Plenaria del Sinodo siro-malabarese, uno dei tre riti della Conferenza episcopale indiana (Cbci). La posizione dei vescovi è animata dall’intento di proteggere la comunità cristiana, in seguito alla pubblicazione delle inchieste della polizia indiana che ha arrestato diversi radicali islamici che si erano uniti ai combattenti dello Stato islamico. Tra gli arrestati, la metà erano cristiani convertiti. Per questo i vescovi condividono i dati delle inchieste e riferiscono che “il problema è reale”.

Tuttavia, altre chiese dello stesso rito, in particolare nella diocesi di Ernakulam-Angamaly, hanno scelto di non divulgare la circolare del Sinodo, a firma del card. George Alencherry, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese. La diocesi in questione è anche quella dove negli ultimi mesi si sono verificate numerose manifestazioni contro il cardinale, al centro di uno scandalo terriero. Un articolo pubblicato su Sathyadeepam, il settimanale della diocesi, critica la scelta del Sinodo di associare l’islam con il “love jihad” in un momento in cui “il Paese sta bruciando nel nome di politiche religiose. Sarebbe buon senso non gettare benzina sul fuoco denigrando qualsiasi religione”.

Il riferimento è alla nuova legge sulla cittadinanza approvata a dicembre scorso dal Parlamento indiano. Essa esclude gli immigrati musulmani dalla richiesta di naturalizzazione, mentre include sei minoranze perseguitate (indù, buddisti, giainisti, cristiani, sikh e parsi) in tre Paesi confinanti a maggioranza islamica (Pakistan, Afghanistan e Bangladesh). La Chiesa siro-malabarese e il Consiglio dei vescovi cattolici del Kerala (entrambi gli organismi sono presieduti dal card. Alencherry), hanno espresso opinioni favorevoli sulla legge, chiedendo al tempo stesso di “includere i migranti illegali di tutte le religioni”.