Premier malaysiano: ‘Dopo l’uccisione di Soleimani, i Paesi islamici si uniscano’

Per Mahathir Mohamad, l’operazione militare Usa è “immorale” e contraria alle leggi internazionali. “Se qualcuno insulta o dice qualcosa che ad un altro non piace, ormai è accettabile inviare un drone e magari sparare”. Di recente, il primo ministro ha sollevato polemiche sul trattamento riservato alla minoranza musulmana in India e criticato l'Organizzazione per la cooperazione islamica.


Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – I Paesi musulmani dovrebbero fare fronte comune per proteggersi dalle minacce esterne. Lo ha dichiarato ieri il primo ministro malaysiano Mahathir Mohamad, che ha descritto come “immorale” l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani da parte delle forze armate statunitensi. Accusato negli ultimi mesi di alimentare tensioni diplomatiche intervenendo su questioni riguardanti il mondo islamico, il premier più anziano del mondo (94 anni) ha anche affermato che l'attacco dei droni Usa contro il comandante delle forze speciali Qods è contrario alle leggi internazionali.

L'assassinio di Soleimani – avvenuto a Baghdad lo scorso 3 gennaio – ha suscitato il timore di un conflitto più ampio in Medio Oriente. Mahathir sostiene che esso potrebbe anche portare ad un'escalation in “quello che viene chiamato terrorismo”. “È il momento giusto per i Pesi musulmani di riunirsi”, ha detto il premier ai giornalisti. “Ora non siamo più al sicuro. Se qualcuno insulta o dice qualcosa che ad un altro non piace, ormai è accettabile per quella persona di un altro Paese inviare un drone e magari sparare”. Mahathir ha messo a confronto l’uccisione di Soleimani con l'omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, sottolineando che entrambi gli assassinii sono avvenuti fuori i confini degli Stati responsabili. “Sono episodi in cui un Paese decide da solo di uccidere leader di un’altra nazione. Queste due azioni sono immorali, contrarie alla legge”, ha aggiunto.

Mahathir cerca di mantenere buoni rapporti con l'Iran, nonostante le sanzioni statunitensi contro il Paese mediorientale. In Malaysia vivono circa 10mila iraniani. Il mese scorso, il primo ministro ha ospitato il presidente iraniano Hassan Rowhani in una conferenza tra leader di nazioni musulmane. I capi di Stato hanno discusso come rilanciare gli affari, commerciare nelle rispettive valute e tenere il passo con i Paesi non musulmani. I recenti commenti di Mahathir sul trattamento riservato alla minoranza musulmana in India e le sue critiche all'Organizzazione per la cooperazione islamica con sede in Arabia Saudita hanno inasprito le relazioni della Malaysia con New Delhi e Riyadh. “Dico la verità”, ha risposto Mahathir. “Se qualcuno fa qualcosa che non è giusto, penso di avere il diritto di parlare”.