Crisi libanese, inflazione e scarsa liquidità affossano l’economia siriana

La lira siriana viene scambiata uno a mille rispetto al dollaro, mai così in basso. In passato gli istituti libanesi erano il solo canale di ingresso per la valuta straniera. Le restrizioni alle transizioni ne bloccano la circolazione. Fermi anche i capitali di ricchi uomini di affari siriani. E la popolazione è sempre più preoccupata. Arcivescovo maronita di Damasco: “Pregate per noi”.


Damasco (AsiaNews) - La crisi politica in Libano, la mancanza di liquidità e le sanzioni internazionali colpiscono con crescente forza anche la vicina Siria, affossando sempre più una popolazione già segnata da otto anni di conflitto. Nei giorni scorsi, solo per fare un esempio, la moneta locale, la lira siriana, al mercato nero è crollata [uno a 1000] rispetto al dollaro, facendo segnare un nuovo record negativo. Tutto questo si unisce a una crescente crisi di liquidità nel vicino Paese dei cedri, a lungo riserva monetaria di valuta straniera. 

Negli anni scorsi, in particolare nei momenti più bui della guerra, il Libano era il solo canale di accesso per l’ingresso del dollaro nelle aree della Siria sotto il controllo governativo. Un sito web specializzato ha fissato a 975 lire il cambio rispetto al dollaro, un dato più del doppio superiore al tasso ufficiale di 434 sterline. 

Nel 2011, anno di inizio della guerra, un dollaro era scambiato a 48 lire siriane. 

Nella città vecchia, a Damasco, un commerciante che preferisce restare anonimo afferma che tutti i beni e i servizi, dal cibo ai trasporti, hanno registrato un deciso aumento dei prezzi nelle ultime settimane. “Solo negli ultimi due mesi - afferma - sono raddoppiati. E ciascuno, aggiunge, vende la propria merce al mercato nero seguendo il tasso di cambio attuale”. 

L’analista siriano Samuel Ramani conferma che il valore della valuta locale è calato del 30% dall’inizio delle proteste anti-governative nel vicino Libano, il 17 ottobre scorso. La crisi ha avuto pesanti ripercussioni anche per i siriani, molti dei quali - a causa delle guerra - hanno aperto una attività in Libano, dove hanno piazzato i risparmi e utilizzato i canali locali per l’importazione di beni e merci. Tuttavia, dall’estate le banche libanesi hanno introdotto controlli restrittivi sui prelievi di dollari mettendo a dura prova l’offerta del biglietto verde sui mercati siriani. 

Di recente l’arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar ha confermato ad AsiaNews le ripercussioni sulla Siria della crisi libanese, dove l’austerità si accompagna però a una “maggiore solidarietà”. “La situazione è ancora di difficoltà - ci racconta oggi il prelato - in special modo in questo tempo del Natale si avverte una crisi” che influisce in modo negativo anche su “tutte le attività sociali”, per questo “rinnovo l’invito a pregare per noi”. 

La situazione di criticità non colpisce solo, come spesso avviene, i più poveri: la decisione delle banche libanesi di rafforzare i controlli sulle transazioni monetarie e il trasferimento di capitali ha - di fatto - reso inaccessibili i fondi dei siriani più facoltosi. Uomini di affari, imprenditori e banchieri in patria e all’estero concordano nell’affermare che il flusso di denaro, e di dollari, dal Libano alla Siria è di fatto interrotto. Fonti vicine agli istituti di credito parlano di miliardi in dollari depositati nelle banche libanesi da ricchi siriani; in questi anni di guerra, gli interessi maturati hanno costituito una importante fonte di sostentamento per l’economia di Damasco. 

Inoltre, gli effetti della crisi si fanno sentire anche per il lavoratori migranti siriani in Libano, che hanno visto ridursi salari e posti di lavoro. “I siriani - afferma l’esperto Kamal Hamdan - sono stati colpiti più di altri”. I commercianti, aggiunge Karim Halawani, “non depositano più le loro lire nelle banche. Cercano di scambiarle con i dollari e questo ha innescato un ulteriore aumento della domanda”. Le persone, conclude l’imprenditore che si occupa di import nel settore food, sono sempre più “spaventate” perché “se nemmeno questi potenti uomini d’affari possono fare qualcosa, significa che la situazione è in progressivo peggioramento”.