Accordo commerciale Ue-Singapore: diritti umani sotto i riflettori (forse)
di Emanuele Scimia

Il patto di libero scambio metterà alla prova la capacità del blocco europeo di legare la liberalizzazione del commercio, e la promozione dei rapporti con gli Stati membri dell’Asean, a questioni umanitarie. Singapore è un partner commerciale chiave per la Ue, ma non è esattamente un modello di rispetto dei diritti umani.


Singapore (AsiaNews) - L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Singapore è entrato in vigore il 21 novembre, eliminando quasi tutti i dazi doganali tra le due parti. Secondo i leader di Singapore, ora il partenariato economico tra il loro Paese e la Ue è stato innalzato a un nuovo livello. Ma oltre alla sua ovvia importanza commerciale, il patto ha anche significative implicazioni umanitarie, dato che Singapore è accusato da molti di non rispettare i diritti umani.

Singapore è il principale partner commerciale dell'Unione europea nel Sud-est asiatico, mentre la Ue è il terzo partner commerciale della città-Stato. Il loro interscambio commerciale di beni e servizi si è attestato a 104 miliardi di euro nel 2017. Singapore è anche la destinazione numero uno per gli investimenti europei in Asia. Sempre nel 2017, lo stock di investimenti bilaterali tra le due parti è stato pari a 344 miliardi di euro.

Cecilia Malmström, Commissaria europea per il Commercio, ha affermato che l’accordo include solide clausole a tutela dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente. Di norma, e in conformità con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, la Ue lega la liberalizzazione degli scambi commerciali al rispetto dei diritti umani.

La clausola sui diritti umani consente la sospensione unilaterale dell’accordo di libero scambio da parte di un contraente in caso di gravi violazioni da parte dell’altro firmatario. Ai sensi della disposizione, Singapore e la Ue si impegnano a rispettare e proteggere i diritti umani come sancito dal diritto internazionale.

Singapore potrebbe considerare la clausola come una potenziale forma di interferenza nei suoi affari interni. I gruppi in difesa dei diritti umani hanno ripetutamente condannato i governanti della città-Stato per aver limitato la libertà di espressione e di riunione, esteso la detenzione in carcere senza processo, contenuto i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) e consentito lo sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da altri Paesi. Tutte accuse che il governo locale respinge.

Lo scorso giugno, la Ue ha inoltre concluso un trattato di libero scambio con il Vietnam, uno Stato che non riconosce ai propri cittadini libertà politica e religiosa. Anche l’accordo con Hanoi include una clausola sui diritti umani. Il blocco europeo ha sottolineato che gli accordi commerciali con il Vietnam e Singapore favoriranno la stipula di accordi commerciali e di investimento di più ampia portata con l’Asean, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico.

La Ue è il principale partner commerciale dell’Asean dopo la Cina, con scambi di merci che nel 2017 ammontavano a 237 miliardi di euro, oltre che la sua principale fonte di investimenti diretti esteri, con uno stock di 337 miliardi di euro distribuiti in tutta la regione.

Per i leader Ue, il vantaggio di ottenere un maggiore accesso al vasto mercato comune europeo ha un prezzo: l’accettazione delle norme europee su una serie di aspetti chiave nelle relazioni commerciali come i diritti del lavoro, la sicurezza sociale, la protezione ambientale e le garanzie giuridiche.

Quando nell’ottobre del 2018 la Commissione europea ha adottato i testi definitivi degli accordi commerciali e di investimento con il Vietnam, Malmström ha sostenuto che con la sua azione la Ue stava contribuendo a diffondere gli elevati standard legali europei e a creare le condizioni per una approfondita discussione sui diritti umani e la protezione dei cittadini nei Paesi partner.

Il problema è che finora la Ue non ha mai attivato la clausola di sospensione degli accordi commerciali, attirandosi così le critiche di molti difensori dei diritti umani. Tuttavia, l’Unione sta ora prendendo in considerazione una sospensione temporanea delle preferenze commerciali riconosciute alla Cambogia. L’accusa al governo cambogiano è di aver violato in modo grave e sistematico i diritti umani e dei lavoratori nel Paese.