Gotabhaya Rajapaksa: Da presidente fermerò le indagini sui crimini di guerra

L’Onu stima che sotto il regime di Mahinda Rajapaksa, fratello del candidato, siano morte circa 40mila persone. Gotabhaya è il favorito alle presidenziali del 16 novembre.


Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Se sarà eletto presidente dello Sri Lanka, eliminerà le indagini sui crimini di guerra compiuti durante il regime di Mahinda Rajapaksa, tra il 2006 e il 2009. Lo promette Gotabhaya Rajapaksa, fratello dell’ex dittatore e candidato alle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 16 novembre.

Ieri, alla sua prima conferenza stampa dalla discesa in campo, egli ha risposto in maniera negativa a quanti gli chiedevano se avrebbe portato avanti le indagini sulle violazioni dei diritti umani perpetrate nelle fasi finali del conflitto civile, durante le quali sono morte 40mila persone. “Perché parlate sempre del passato? – ha risposto a un giornalista di Afp –. Chiedetemi del futuro. Io sto cercando di diventare presidente per il futuro dello Sri Lanka. È meglio se vi concentrate sul futuro”.

Gotabhaya Rajapaksa, esponente del Sri Lanka People’s Front (Slpf), è il favorito alle elezioni, dopo che l’attuale presidente Maithripala Sirisena, leader dello Sri Lanka Freedom Party (Slfp), ha scelto di non ripresentarsi alla guida dell’isola. Egli era segretario della Difesa durante la guerra civile, ed è considerato l’“uomo forte” dello Sri Lanka, avendo sconfitto i ribelli delle Tigri Tamil nel 2009 e ripristinato la pace nel Paese. 

Gotabhaya ha dichiarato che le persone hanno bisogno di “andare avanti”. Tuttavia rimangono ampie zone d’ombra sull’operato del fratello Mahinda, accusato di aver compiuto crimini di guerra. In passato, anche il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto che venga fatta luce sulle atrocità compiute da entrambe le parti – esercito e ribelli. Tuttavia l’ex dittatore ha sempre respinto le accuse a suo carico, e incolpato le Tigri Tamil di aver usato i civili come scudi umani.

In totale, tra il 1983 e il 2009, sono rimaste uccise almeno 100mila persone. I sopravvissuti tamil che vivono nelle zone martoriate dalle battaglie, chiedono da anni che venga fatta giustizia, non solo per le vittime ma anche per i prigionieri politici e per le persone scomparse, e che l’esercito restituisca i terreni occupati in maniera abusiva.